lunedì 18 dicembre 2006

UNA RAGAZZA

Era il 1° maggio 2006. Come ogni anno, la mia lista universitaria aveva organizzato un pullman per il concerto di Roma ma questa volta il ruolo di responsabile era toccato a me. Portare a Roma 60 persone sconosciute non è una cosa così semplice come può sembrare in un primo momento. Raccogliere i soldi, contare le persone, dare indicazioni sull’ora e luogo di ritrovo è una rottura di scatole davvero incredibile, soprattutto per uno come me che ha zero senso dell’orientamento.


Quel giorno, sul pullman, non conoscevo proprio nessuno. Gli altri amici della lista universitaria avevano disertato a tradimento qualche ora prima della partenza lasciandomi completamente solo nella gestione del pullman. Nessuno mi aveva insegnato come si faceva, così inventai. Raccolsi i soldi, poi partimmo.


Dopo un'ora di viaggio proposi di guardare un film. Lessi i titoli disponibili a gran voce prestando attenzione alla reazione del gruppo, così capii che i due film più gettonati erano Taxxi 3 e Madagascar. Il primo era richiesto a gran voce dal fondo pullman, l’altro era la prima scelta di un gruppetto di ragazze che mi ipnotizzavano con i loro dolci occhioni da cerbiatte. Scelsi di accontentare il gentil sesso; piovvero fischi da chi non approvava la mia scelta. Proprio in quel momento una ragazza dai lunghi capelli biondi, una di quelle degli occhi da cerbiatta, venne a parlarmi con tono molto deciso: "Ciao dì all'autista se possiamo fermarci al primo autogrill dopo Firenze. Dobbiamo caricare una mia amica". Risposi che andava bene, anche se mi lasciò un po' perplesso il modo in cui me l'aveva chiesto; mi sembrava, a primo avviso, un tono non molto gentile, ma decisi di non farci caso. Aspettai che la ragazza tornasse al suo posto, poi visto che faceva caldo mi tolsi la felpa e cominciai a vedere il film che nel frattempo l'autista aveva appena avviato.


Arrivammo, scendemmo dal pullman e i 60 baldi giovani si dissolsero in piccoli gruppetti; rimasero a parte 10 ragazzi che, fedeli al loro capopullman, mi affidarono il compito di guida (reale e spirituale) e mi esortarono a condurli per le vie di Roma fino all'agognato concerto. Fu una giornata particolarmente felice, feci conoscenza di tante persone e per tutto il concerto mi sentii tra loro come se li conoscessi da anni. Alle 22:30 conminciammo ad avviarci a piedi verso la metro per raggiungere il pullman, che era rimasto a parecchi chilometri di distanza, poi a mezzanotte precisa ripartimmo.


Dopo neanche venti minuti di viaggio l'autista si dovette fermare perchè la vescica di molti passeggeri aveva raggiunto dimensioni più consone alla patologia che alla fisiologia. Mentre scendevo dal pullman, la ragazza bionda mi ringraziò per aver caricato la sua amica a Firenze, poi si presentò: "Mi chiamo Federica". "Piacere Matteo" le risposi. Era carina, aveva due grossi occhioni e una splendida chioma bionda, dei lineamenti molto forti, ma la cosa che mi aveva colpito particolarmente di lei era stato il modo di fare, così diverso da quello che avevo visto quella stessa mattina. Qualche altra frase di convenevole del tipo cosafainellavita scienzeinfermieristiche ahiomedicina daicivediamodopo e poi subito andai verso l'autogrill per rifocillarmi. Dopo 5 minuti tornai verso il pullman e mi accesi una sigaretta. La ragazza bionda (si chiamava Federica? Boh, non ne ero sicuro... maledetta memoria) era ancora lì e mi riprese: "Ma cosa fai, fumi? Cioè dai, un medico che fuma?". Effettivamente aveva ragione.


Matte: "Ma io fumo poco"


Ragazza bionda: "Se se dicono tutti così"


Matte: "Ma è vero!! Aspè com'è che ti chiami? Federica?"


Ragazza bionda: "Ma BRAAAAAVO!! Ti ricordi anche il mio nome!!" (con tono sarcastico).


(Insomma la memoria non è il mio forte, non è colpa mia!)


Matte: "Beh ti sei divertita oggi?"


Fede: "SSe, mi sono proprio divertita"


Matte: "Allora cara infermiera le piace il suo corso di laurea? Mi dica qualcosa di più sui suoi studi" (domanda "appezzo", ora la faccio parlare un po', alle donne piace parlare, magari le riesco pure a scroccare il numero di telefono)


Fede: BLA BLA BLA BLA BLA BLA (l'avevo detto che alle donne piace parlare)


Matte: "No sai, te l'ho chiesto perchè sono un rappresentante degli studenti e mi è utile sapere com'è la situazione a infermieristica" (sì certo, proprio per questo, mica perchè la vuoi impezzare per chiederle di uscire...)


Fede: "Ah sì? Ma che bravo che sei rappresentante" (sprecati un po' di più con i complimenti se vuoi, eh!)


Matte: "Comunque dai, ti lascio il mio numero così se hai bisogno di un rappresentante sai chi chiamare"


Fede: "Ah OK! Dai dimmi"


Matte: "33XXXXXXXX..." (Poi, dal nulla, tiro fuori il mio coraggio) "Dai dammi anche il tuo.. così ti invito a uscire con me se ti va"


(Questa ora mi dà l'ennesimo "due" che dovrò aggiungere al mio famoso "mazzo due di picche" che custodisco gelosemente a casa.. ma cosa mi è saltato in testa?)


Fede: "Va bene, va bene, dai... scrivi!!!"


C'ero riuscito. Mi aveva dato il suo numero. Risalimmo sul pullman, ognuno al suo posto tranne lei che rimase a chiacchierare al mio fianco, in piedi, per tutto il viaggio di ritorno. Pensavo che volesse parlare ancora per 5-10 minuti e invece.. parlammo di tutto, dall'università ai piccioni, i volatili che io pensavo che non si mangiassero e invece lei diceva di sì, perchè aveva un allevamento di piccioni di fianco a casa sua, ma io non riuscivo a immaginare a cosa servissero i piccioni e così l'unica cosa che mi venne in mente era che venissero addestrati come piccioni viaggiatori come si sente nelle fiabe o nelle leggende e lei rise, rise e non stava mai zitta, parlava a macchinetta ma non era logorroica come si potrebbe pensare, era chiacchierona ma non sgradevole. Tutto il pullman dormiva ma lei parlava ad alta voce, e io ogni tanto le facevo "SSSSSSHHH!!!" e lei faceva "Ssssshhhhh" e dopo 30 secondi che parlava ritornava allo stesso volume di prima. A metà viaggio si sedette sulle mie ginocchia e continuammo a parlare fino alle 4, ininterrottamente. Io le dicevo di stare un po' zitta ma lei continuava imperterrita: sembrava che avesse sempre qualcosa da dire e andava a finire che senza volere mi ritrovavo catapultato in un nuovo interessante discorso. Arrivati a Modena, ci demmo i rituali due bacini (o tre?) e ci salutammo.


Due giorni fa io e la Fede abbiamo fatto sette mesi insieme.


Potrei raccontarvi che lei accettò di uscire con me perchè l'avevo colpita nel leggere la lista dei film e perchè, quando mi tolsi la felpa, mi tenni stretta con una mano la t-shirt che avevo sotto per non scoprirmi, così da non far vedere il torace o la schiena alle altre persone.


Potrei raccontarvi di quando la incontrai "per caso" qualche giorno dopo e la feci arrossire quando le dissi che secondo me era venuta lì apposta per incontrarmi, e che poi le feci notare che era arrossita e che lei arrossì ancora di più fino a diventare di color rosso pomodoro.


Potrei raccontarvi di quando uscivo contemporaneamente con la Fede e con un'altra ragazza molto carina e non sapevo quale scegliere delle due perchè mi piacevano entrambe.


Potrei raccontarvi di quando la Fede mi portò a fare un giro in bicicletta e si fece caricare da me anche se avevamo due bici a disposizione.


Potrei raccontarvi che scelsi la Fede tra le due proprio per quel giro in bicicletta.


Potrei raccontarvi del nostro primo bacio, così passionale e intenso per lei ma così orribile per me che quasi pensai di ritornare da quell'altra.


Potrei raccontarvi che quel primo bacio non si ripetè più, ma fu seguito da baci sempre più meravigliosi.


Potrei raccontarvi la nostra prima volta insieme, la nostra vacanza, gli sguardi intensi, i miei strippi, la sua laurea, le carezze sulla pancia, i suoi gatti, i baci col ciocco, gli occhi a cuoricino, gli opposti che si attraggono.


Potrei raccontarvi, cari lettori, ma tutto quello che viene dopo i piccioni è un'altra storia.

lunedì 25 settembre 2006

LA MORTE

Tante volte, durante la vita quotidiana, sentiamo questa austera tanto temibile parola. Ce la immaginiamo in tanti modi, per lo più associata a colori scuri, sempre e comunque brutta, negativa.


Non c'è niente da fare, la Morte ha sempre esercitato su di me un notevole fascino, come qualcosa che non si riesca ad afferrare con la ragione, ma che bisogna accettare per quello che è: la fine del percorso di vita di un qualsiasi individuo. Ho sempre pensato di non aver paura di Lei, e invece mi sono accorto di averne quando mi sono reso conto di quanto la vita, a volte, sia davvero un filo sottile che rischia di spezzarsi all'improvviso.


Ancora porto i segni su di me di quella notte in servizio d'emergenza in ambulanza che ho svolto con la Croce Rossa, che ho ben descritto in un precedente post. A volte mi torna in mente, come un proiettile che perfora qualsiasi sentimento positivo che porto in me in quel momento, quel cadavere prono nel fosso pieno d'acqua, quella scena che noi soccorritori avevamo sverginato, quasi come profani. E dopo tanti mesi ancora ci pensi, pensi alla tua impotenza davanti alla Signora in Nero, temibile ma allo stesso tempo dotata di un micidiale fascino.


Da tirocinante in chirurgia d'urgenza mi è capitato parecchie volte di avere a che fare con la Signora in Nero. Tante volte, mentre in sala operatoria assistevo a interventi palliativi su pazienti che avevano già la parola "morte" marchiata a fuoco su di loro, la intravedevo, sfuggente, con la falce in mano, che aspettava, aspettava con una inquietante calma che noi finissimo il nostro lavoro. Poi il giorno dopo, mentre ancora assonnato ti apprestavi a iniziare una nuova giornata in reparto, scoprivi che Lei era passata durante la notte, lasciando libero un letto che fino a poche ore prima era occupato.


Stamattina Lei è venuta a farci visita. Come sua abitudine, non ha avvertito che sarebbe passata. La sua prescelta era una paziente che avevamo operato 4 giorni fa, facendole una gastroenteroanastomosi palliativa per carcinoma gastrico cher aveva già dato metastasi epatiche. La paziente stava bene, non aveva nessuna anomalia, forse era solo un pò giù di morale. Lei è passata e come al solito ha attirato l'attenzione di tutto il personale; questa volta sono stati scomodati anche i rianimatori che di corsa sono giunti per Lei, ma Lei, come sempre, ha fatto una fugace visita, lasciandoci solo, come al solito, un letto libero in più. Addio, signora del letto 7.

venerdì 7 luglio 2006

PILLOLA DI VITA N. 7

Quel giorno ero reperibile in chirurgia. Il primo intervento previsto era una gastroenteroanastomosi su una vecchietta di 94 anni suonati; gli specializzandi mi avevano detto che non c'era molto con la testa e che era mezza demente. Così, una volta in induzione (saletta nella quale la paziente viene preparata per la sala operatoria) provai a chiederle come andava, sicuro che non mi avrebbe risposto o che avrebbe sfarfugliato qualcosa di incomprensibile come accade alla maggior parte dei dementi. E invece che sorpresa sentirmi rispondere: "Non male". Le sorrisi, e lei di risposta mi sorrise, le strinsi la mano e anche lei me la strinse. Arrivò l'anestesista e mi feci indietro per farlo lavorare. Cominciò a fare tutte le cose che doveva fare e la signora smise di sorridere, anzi sul suo viso ora aleggiava un'espressione turbata che fino a qualche secondo prima non aveva. Ci fu un momento, però, che i suoi occhi incrociarono i miei e mi sorrise nuovamente, per ritornare un attimo dopo all'espressione turbata e preoccupata quando l'anestesista le infilò un ago-cannula in vena.
Verso la fine dell'intervento si parlava dell'operazione successiva che doveva effettuare la chirurgia pediatrica: un inserimento di catetere in una bambina ucraina di 10 anni di 13 chili di peso con un linfoma gastrico. 13 chili li pesa mio fratello che ha quasi 4 anni. A fine intervento il prof mi chiese di andare a chiamare i parenti della signora appena operata, così mi diressi verso l'uscita del blocco operatorio e lì la vidi da lontano, mentre aspettava di essere portata in sala: era uno scheletro con un pigiamino da bambina. Poi, una volta sbrigati gli ultimi lavori, mi andai a cambiare nello spogliatoio e uscii. Potevo vederla nuovamente da lontano, era di nuovo lì davanti a me, con a fianco i suoi sconsolati genitori che sussurravano in una lingua a me ignota. Mi avvicinai sempre di più e potei vederle il viso, così magro che si poteva paragonare a quello di un ebreo in un campo di concentramento, così scavato dalla malattia che faceva quasi ribrezzo, che mi venne quasi voglia di voltarmi dall'altra parte. Quando finalmente le passai di fianco lei mi fissò per 2 soli secondi e mi partì un brivido di cui ancora adesso porto vivo il ricordo: aveva 2 occhioni verdi meravigliosi, così grandi che il resto che li contornava non c'entrava nulla con essi, così carichi di tristezza e sconsolazione che mi sconquassarono completamente da cima a fondo. In quei 2 secondi quella bambina mi rubò tutto ciò che di positivo avevo, lasciandomi attonito, con un senso di impotenza e fragilità che molte volte si mette da parte nella vita quotidiana per non soccombere ad essa. Rimasi amareggiato a lungo. A fine giornata mi convinsi che il linfoma non aveva potuto avere occasione di guardarla negli occhi prima di colpirla in quel modo.

martedì 30 maggio 2006

LA PIRAMIDE DI MASLOW

In questo periodo tutto va splendidamente. Ho trovato un equilibrio interiore che non avevo mai avuto in vita mia.


maslow


Ecco a voi la piramide dei bisogni di Maslow. Copio e incollo la spiegazione del sito http://www.psicopedagogie.it/motivarsi.html


I desideri dell'uomo non sono isolati e a sé stanti, ma tendono a disporsi in una gerarchia di dominanza e di importanza.


 


-In questa scala, al livello della base, ci sono tutti i bisogni fisiologici, essenziali per la nostra sopravvivenza fisica nell'ambiente. Prima di soddisfare i bisogni più alti nella scala, l'individuo tende a soddisfare quelli più bassi, ovvero quelli più importanti per la sua sopravvivenza. Per quello che riguarda i bisogni più alti degli individui essi tendono a variare molto nel tempo. Ogni persona compie un suo percorso di maturazione e sviluppo motivazionale all'interno del quale le mete e gli obiettivi di livello alto possono subire grandi modificazioni. Inoltre un successo tende spesso a essere dimenticato e, il vecchio obiettivo, tende a essere sostituito da uno più grande e ambizioso. Mentre i bisogni fondamentali per la sopravvivenza una volta soddisfatti tendono a non ripresentarsi, almeno per un periodo di tempo, i bisogni sociali e relazionali tendono a innescare nuove e più ambiziose mete da raggiungere.


 


La scala delle aspirazioni degli individui, con i bisogni fondamentali ordinati per priorità della soddisfazione, è schematicamente rappresentata nella figura.


Entriamo ora più nello specifico di ogni singola categoria.


-I bisogni fisiologici: sono i tipici bisogni di sopravvivenza (fame, sete, desiderio sessuale…). Funzionali al mantenimento fisico dell'individuo. Secondo Maslow ogni bisogno primario serve da canale e da stimolatore per qualsiasi altro bisogno. In questo senso l'individuo che sente lo stimolo della fame può ricercare amore, sicurezza, stabilità affettiva, al di la del più comune bisogno di nutrimento fisico.
Nella scala delle priorità i bisogni fisiologici sono i primi a dovere essere soddisfatti in quanto alla base di tali bisogni vi è l'istinto di autoconservazione, il più potente e universale drive dei comportamenti sia negli uomini che negli animali. Se in un individuo non trova soddisfazione di nessun bisogno, sentirà la pressione dei bisogni fisiologici come unica e prioritaria. Solo nel momento in cui i bisogni fisiologici vengono soddisfatti con regolarità, allora ci sarà lo spazio per prendere in considerazione le altre necessità, quelle di livello più alto. Nelle nostre moderne civiltà occidentali il problema della sopravvivenza è diventato oramai un acquisizione stabile e duratura, per cui sono i bisogni di più alto livello ad essere al centro dell'attenzione. Ovviamente essi non scompariranno definitivamente ma rimarranno attivi e, se stimolati, ricompariranno.



 



-I bisogni di sicurezza: i bisogni di appartenenza, stabilità, protezione e dipendenza, che giocano un ruolo fondamentale soprattutto nel periodo evolutivo, insorgono nel momento in cui i bisogni primari sono stati soddisfatti. Anche questi bisogni sono drive fondamentali che danno forma ad alcuni comportamenti tipici, soprattutto di carattere sociale. La stessa organizzazione sociale che ogni comunità si dà a seconda della propria cultura, è un modo di rendere stabile e sicuro il percorso di crescita dell'individuo. Problemi riguardanti il soddisfacimento di questo bisogno durante le fasi critiche dello sviluppo, da parte per esempio di madri poco affettuose e rassicuranti, possono preludere a problematiche anche profonde nell'età adulta.


-I bisogni di affetto: questa categoria di bisogni è fondamentalmente di natura sociale e rappresenta l'aspirazione di ognuno di noi a essere un elemento della comunità sociale apprezzato e benvoluto. Più in generale il bisogno d'affetto riguarda l'aspirazione ad avere amici, ad avere una vita affettiva e relazionale soddisfacente, ad avere dei colleghi dai quali essere accettato e con i quali avere scambi e confronti.


-Il bisogno di stima: anche questa categoria di aspirazioni è essenzialmente rivolta alla sfera sociale e ha come obiettivo quello di essere percepito dalla comunità sociale come un membro valido, affidabile e degno di considerazione. Spesso le autovalutazioni o la percezione delle valutazioni possono differire grandemente rispetto al loro reale valore. Molte persone possono sentirsi molto valide al di là dei loro meriti e riconoscimenti reali, mentre altre possono soffrire di forti sentimenti di inferiorità e disistima anche se l'ambiente sociale ha un atteggiamento globalmente positivo nei loro confronti.


-Il bisogno di autorealizzazione: si tratta di un'aspirazione individuale a essere ciò che si vuole essere, a diventare ciò che si vuole diventare, a sfruttare a pieno le nostre facoltà mentali, intellettive e fisiche in modo da percepire che le proprie aspirazioni sono congruenti e consone con i propri pensieri e con le proprie azioni. Così un pittore deve dipingere, un musicista deve suonare, un finanziere deve vendere azioni, una casalinga deve fare i suoi mestieri e così via. Non tutte le persone nelle nostre società riescono a soddisfare tutte e a pieno le loro potenzialità, infatti l'insoddisfazione sia sul lavoro che nei rapporti sociali e di coppia è un fenomeno molto diffuso. L'autorealizzazione richiede caratteristiche di personalità, oltre che competenze sociali e capacità tecniche, molto particolari e raffinate. Secondo Maslow le caratteristiche di personalità che deve avere una persona per raggiungere questo importante obiettivo sono:realismo ,accettazione di sé, spontaneità, inclinazione a concentrarsi sui problemi piuttosto che su di sé, autonomia e indipendenza, capacità di intimità, apprezzamento delle cose e delle persone, capacità di avere esperienze profonde, capacità di avere rapporti umani positivi, democrazia, identificazione con l'essere umano come totalità, capacità di tenere distinti i mezzi dagli scopi, senso dell'ironia, creatività, originalità.


Io, tanto per farvi capire, sono arrivato in cima e credetemi che quassù si sta da dio. Lo so che presto o tardi cadrò, ma per ora lasciatemi godere il mio momento. E' anche per questo che in questo periodo sto scrivendo così poco. Per me lo scrivere è un grande sfogo interiore, un punto di partenza per capire i propri sbagli e cercare di correggerli, un modo per raccontare a un lettore ciò che nessuno ha saputo apprezzare quando l'hai raccontato a parole, vuoi per incapacità tua, vuoi per menefreghismo di chi ti ascoltava. Ma se sono in cima alla piramide, che bisogno ho in questo momento di scrivere?


Ho tante ragazze che ambiscono ad avermi, una in particolare mi adora e ci sto uscendo insieme, non ho nemici attualmente e i pochi che ho avuto in passato mi hanno sempre apprezzato come avversario, in università mi conoscono tutti e mi stimano per il lavoro che sto facendo come rappresentante, in croce rossa sta andando meravigliosamente e sto diventando un buon soccorritore, in famiglia sono amato e sono il punto di riferimento per i miei 3 fratelli minori, non ho molti soldi ma non me ne frega nulla, sono indietro di soli 3 esami (piccoli) ma chissenefrega, i problemi di cosa fare durante il weekend si sono risolti e non sono più io a chiamare gli altri ma gli altri che chiamano me per propormi cosa fare, ho chiesto la tesi in chirurgia d'urgenza. Non prendetemi per arrogante, superbo o cose del genere. Sono una persona umile, che non si vergogna a dire che non sa una cosa e a riconoscere che la persona che mi sta davanti ne sa più di me. Quello che vi racconto è il frutto di uno sforzo immane che ho fatto in questi anni, ora lasciatemi godere il raccolto di quanto ho seminato in passato, quando ero solo come un cane, senza nessuna donna che mi cagava, senza amici con cui uscire, senza certezze per il futuro, pieno di paranoie e insicurezze con autostima pari a zero.


Se non avete capito tutto questo discorso, vi lascio queste foto. Guardate che spettacolo: un mio amico soccorritore che guarda l'alba della domenica mattina mentre trasportavamo un'anziana dal pronto soccorso all'ospizio in cui viveva. Un'alba stranissima, con un'anomala nebbia di fine maggio. Questa ora è la mia vita.


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giovedì 4 maggio 2006

UNA GIORNATA COME UN'ALTRA

4 maggio 2006: 2° giorno di voto per le elezioni universitarie. Sono candidato per l'uninominale al consiglio degli studenti, in consiglio di facoltà e in consiglio di corso di laurea con la lista Unione Universitaria. A medicina la nostra lista fa da padrona, nei tre anni precedenti gli avversari (Student Office) sono stati inesistenti pur avendo stravinto le elezioni del 2003, però possono contare ancora su una buona schiera di fedelissimi pronti a votarli. Student Office di medicina ultimamente si è completamente rinnovata con il calar del sipario su studenti che si sono laureati e l'entrata in scena di novellini dei primi due anni di medicina. Così, dopo tutta la giornata di ieri passata davanti ai seggi elettorali per trascinare la gente a votare per me, anche stamattina il mio compito doveva essere portato a termine. Alle 9 ero già davanti al seggio, pronto a dar battaglia a suon di "santini" ai candidati di Student Office. Arrivate le 14:00 (ora di chiusura dei seggi), è cominciato lo spoglio elettorale. Io ero rappresentante di lista al seggio delle lauree brevi della facoltà di medicina, così avevo diritto, nel caso ce ne fosse stato bisogno, di contestare le schede con voto dubbio. Aperta la prima urna (Senato Accademico) e fatta la conta delle schede, il risultato non lasciava dubbi: 118 votanti, 18 Student Office, 91 Unione Universitaria, 1 Movimento Universitario Padano, 2 Azione Universitaria, 1 bianca, 5 nulle di cui 2 contestate da Student Office. Avevamo stravinto di brutto. Il mio capo lista Gabriele, candidato al Senato Accademico, ha preso il telefono in mano e ha cominciato a telefonare a destra e a sinistra per sapere come stava andando nelle altre facoltà: avevamo stravinto dappertutto. Così, appena posato il telefono, Gabriele è entrato in estasi: bastava guardarlo negli occhi per comprendere il suo stato d'animo di quel momento. Mai e poi mai ci saremmo aspettati una vittoria così netta, così stracciante. I candidati di Student Office, vincitori uscenti, erano allibiti dal divario così imponente tra loro e noi; ci fissavano sconsolati mentre io e Gabri ci scambiavamo sguardi di gioia immensa. Stesso risultato a medicina e odontoiatria ma stavolta con il vantaggio dei grandi numeri: quasi 500 votanti. Tutti i candidati dei consigli maggiori, nel giro di un'ora, si sono precipitati nel nostro centro didattico per farci le congratulazioni (quella di medicina è stata la vittoria più schiacciante di tutte le facoltà), addirittura qualcuno ha portato una bottiglia di spumante per festeggiare. Avevamo spadroneggiato su tutti i fronti, su tutti i consigli, ridicolizzando gli avversari che, a partire da oggi, potranno contare solo su 5 rappresentanti di facoltà su 25 totali. L'occasione per festeggiare insieme era fissata per stasera in una pizzeria situata di fianco alla sede dei DS.


Ore 23: io, Gabri, una sua amica (Elena) e un altro rappresentante, dopo esserci trovati a casa di una nostra collega,  ci avviamo in macchina verso la pizzeria dove ci attendono tutti gli altri candidati di Unione Universitaria: volevamo festeggiare fino allo sfinimento questo trionfo inaspettato. Così, davanti a una pizza e un bicchiere di limoncino, sono partiti dei cori per celebrarci l'un l'altro. A un certo punto un signore sconosciuto sulla cinquantina, dal tavolo di fianco al nostro, ci urla: "Ma la vogliamo smettere? E' da quando siamo qui che rompete i coglioni!!!". Non l'avesse mai detto. Alcuni dei nostri si sono alzati, gasati dai vapori dell'alcool, per controbattere alla richiesta poco cortese dell'uomo, che stava seduto al tavolo con altri suoi coetanei. Ne è nata un'accesa discussione che è culminata con una frase, riferita a uno dei nostri (Gian Franco), che non doveva essere pronunciata: "E tu, fai sedere quella puttana, dai". La "puttana" era la ragazza di Gian Franco.. Al mio amico gli si è chiusa la vena e non ha capito più nulla: è partito in quarta per scagliarsi contro il signore. Tutti noi ci siamo alzati e lo abbiamo tenuto fermo, ma la rissa è stata sfiorata per un niente. Nel frattempo, mentre noi cercavamo di fermare Gian Franco, la sua ragazza ha avuto una crisi d'ansia ed è crollata a terra, dispnoica. La situazione era davvero assurda: alcuni continuavano a maledire i signori, altri cercavano di dare assistenza alla ragazza a terra. Fortunatamente la nostra amica si è ripresa in fretta, ma lo scontro verbale tra noi e loro è andato avanti per più di 5 minuti. Poi non so perchè, ma un nostro amico albanese ha pronunciato verso uno di quelli questa frase: "Siete fortunati che non ho alzato le mani perchè sennò non arrivavate a casa vivi". D'improvviso, sentite quelle parole, quel signore di scatto si alza dalla sedia e tira fuori un distintivo: "Sono un pubblico ufficiale, ora basta, fammi vedere un documento". E così è iniziata un'altra diatriba, quella del documento che non voleva essere mostrato. Dopo altri 20 minuti di litigi, pianti, urla, intervento di un assessore del comune che si trovava nel locale, altre risse sfiorate e offese gratuite bipartisan, siamo usciti dal locale, sconvolti e incazzati per come una serata di festa si era trasformata in una serata buia e senza sorrisi.


Si è deciso di andare tutti a ballare per sbollire la rabbia. Prendo la mia macchina perchè non voglio tornare troppo tardi a casa, così seguo Gabri che mi precede con la sua car e ci avviamo verso la disco. Fatti neanche 100 metri, ci troviamo fermi al semaforo. Scattato il verde, Gabri procede, io sono pronto a ripartire ma un ragazzo mi bussa al vetro. Tiro giù il fnestrino e lui mi chiede un passaggio. Rifiuto, è tardi, ha una faccia da far paura, devo seguire il mio amico. Il ragazzo insiste, io gli dico nuovamente no. All'improvviso questo apre la portiera di destra e sale in macchina, continuando a chiedere un passaggio. Comincio ad avere paura, ma di nuovo rifiuto di dargli un passaggio. Me lo chiede altre tre volte e io altrettante volte dico no. Di punto in bianco sale una seconda persona sul sedile posteriore, aprendomi la portiera posteriore destra. La paura si trasforma in terrore. Controllo la situazione: sulla mia macchina ci sono due ceffi che solo a guardarli mettono paura, in giro non si vede anima viva, neanche una macchina di passaggio, loro sono in due e io sono solo, sono proprio nella merda. Il ragazzo di fianco a me continua imperterrito a chiedermi un passaggio ma io rifiuto, no, non vi voglio portare da nessuna parte, voi due mi volete derubare, lo so, lo so, è un trucco vecchio come il mondo. Il cuore ormai va per i cazzi suoi, in piena tachicardia data dall'iperstimolazione del simpatico. Ancora una volta il ragazzo di fianco mi chiede un passaggio, stavolta gli rispondo con tono deciso:"NO, non voglio dartelo". A quel punto il ragazzo cambia espressione, diventa scura in volto e mi dice: "Eh no" mettendosi la mano nella tasca destra. In quel momento mi è passato di tutto per la testa; se rimanevo in macchina ero spacciato, dovevo fare qualcosa, se in tasca quel tipo aveva un coltello ero rovinato. Così, con un lampo di genio, do una fugace occhiata allo specchietto e vedo sopraggiungere da lontano una macchina dietro di me. Con uno scatto da felino spengo il motore, tolgo le chiavi e scendo dalla macchina, mettendomi in mezzo alla strada chiedendo aiuto. L'auto che stava sopraggiungendo si ferma e dico all'autista che ci sono due persone che mi vogliono derubare. I due criminali, sorpresi, scendono dalla mia macchina e cominciano, con passo celere, ad avviarsi verso il parco limitrofo. Non mi perdo d'animo e chiamo il 113. Fortuna voleva che la questura fosse esattamente di fianco al ristorante in cui ero stato fino a 5 minuti prima, così in neanche un minuto una volante era già arrivata da me. Gli spiego la dinamica e loro ripartono sgommando, alla ricerca dei 2 uomini, invitandomi a presentarmi in questura. Li hanno presi, quei gran figli di puttana. Due zingari di merda, già conosciuti da tempo. Mi chiedono se voglio sporgere denuncia, ma decido che è meglio di no. Loro non possono arrestarli perchè in fondo non mi hanno minacciato, non mi hanno derubato, non avevano armi con loro. Gli agenti mi fanno avere un faccia a faccia con quei due, che mi chiedono scusa con la loro faccia da culo, giustificandosi dicendo che mi volevano chiedere solo un passaggio. Certo, certo, come no. Ringrazio gli agenti e il maresciallo mi tranquillizza, con fare gentile e premuroso. Vado in disco, completamente sconvolto. Non ho più voglia di fare nulla stasera, la mia goia per le elezioni si è trasformata in disgusto, in paura.


Non è ancora finita, perchè manca la perla finale. Dovete sapere che la vita di un ragazzo va a periodi; ci sono i periodi sì e i periodi no, che molte volte vanno a braccetto anche con la situazione sentimentale/di relazione. Così, durante i periodi no, non vedi uno straccio di ragazza e passi il tempo a chiederti perchè nessuna voglia uscire con te. I periodi no a volte durano anche molti mesi, in cui l'unica tua amica inseparabile rimane sempre ed esclusivamente Federica. Poi, inspiegabilmente, comincia un periodo sì. I periodi sì sono caratterizzati da un alto tono dell'umore, accompagnato il più delle volte da successo con le donne. La cosa strana è che durante i periodi sì non c'è solo una donna che vuole uscire con te, ma c'è n'è sempre più di una. Così ti chiedi il perchè nei mesi precedenti non ne hai avuta manco una e invece adesso hai la "panchina". Bene, io ora sto uscendo con la tipa n.1, ma qualche giorno fa ho conosciuto la tipa n.2 con la quale dovrei uscire sabato. Ieri ho conosciuto la tipa n.3 che si vede lontano un miglio che ci sta (ma non mi piace) ma stasera, stasera ragazzi, è entrata in scena la tipa n.4. Vi ricordate durante questo post quando ho citato una certa Elena? L'ho conosciuta stasera, fa il primo anno di chimica. Io non so che impressione le abbia fatto, tra l'altro stasera avevo una faccia davvero sconvolta, ma al momento di salutarla, poco prima di andare a casa, mi ha chiesto il numero di telefono. E' capitato rarissime volte nella mia vita che una donna appena conosciuta mi chiedesse il numero, perchè di solito è il contrario... Non avrei mai detto, mentre stamattina mi alzavo dal letto, che una ragazza che mi chiede il numero di telefono sarebbe stato un avvenimento di secondo piano rispetto a tutto quello che mi sarebbe capitato durante la giornata.

venerdì 21 aprile 2006

L'INNOCENZA

Due giorni fa io, mia sorella e il mio fratellino di 3 anni e mezzo siamo andati in un centro commerciale. Entrati in un negozio di abbigliamento, mia sorella ha cominciato a provarsi tremila vestiti in camerino. Nel frattempo mio fratello, soprannominato "Attila" non senza motivo, ha cominciato ad agitarsi e ad andare a destra e sinistra all'interno del negozio. Arrivato davanti a un manichino svestito è rimasto come ipnotizzato per circa un minuto, con la testa all'insù e gli occhi sgranati, osservando attentamente quella figura che non aveva mai visto. Vedendo che appariva sempre più disorientato, ho deciso di aiutarlo, così gli ho spiegato:


"E' un manichino, è finto"


Mio fratello mi fa una faccia incredula; ci pensa un attimo su per qualche secondo, ricominciando a guardare il manichino. All'improvviso gira la testa verso di me e mi domanda:


"Ma è buono?"

giovedì 13 aprile 2006

IL PEGGIORE TRA I MIGLIORI

Eccomi qua, dopo un lungo periodo di assenza dal blog. Non ho avuto un attimo di tempo libero, ora come ora mi trovo in biblioteca medica e sto aspettando di andare in sala operatoria per fare da assistente a due interventi: laparoscopia esplorativa di una paziente del reparto di malattie infettive (non so neanche quale sia il sospetto diagnostico) e una presunta peritonite con Blumberg positivo soprattutto in fossa iliaca destra. E' un periodo strano per me, vivo alla giornata, ho l'umore abbastanza alto. Sto uscendo con una tipa bisessuale fuori di testa ma non cerco la storia seria e tanto lo so come andrà a finire. Lei si prenderà una cotta per me e anche stavolta tutto finirà con un nulla di fatto, come accade da 2 anni e mezzo a questa parte.


Durante la mia breve esistenza in questo mondo ho sempre cercato di dare un senso alla mia vita, di farmi un progetto a lunga scadenza e di non prendere mai di istinto una decisione che potrebbe segnare per sempre la mia vita. Così in questo periodo ho pensato molto alla mia tesi di laurea e alla fatidica domanda: "Cosa farò da grande?". Sono entrato in crisi. La chirurgia mi piace da impazzire ma mi rendo conto che è una delle branche più difficili della medicina; bisogna essere portati e ci vuole testa, mano, spirito, sacrificio e tanto coraggio. Così mi sono chiesto se posso farcela, se sono in grado di diventare un buon chirurgo. Non lo so. Non posso saperlo. E' un rischio enorme, un rischio che può segnare per sempre la mia vita: se fosse la scelta sbagliata sarei rovinato. Il reparto in cui mi trovo di certo non mi aiuta a prendere questa difficilissima decisione; mi sento un completo ignorante, faccio alcuni errori, non ho ancora imparato a dare i punti come si deve, mi sento imbastito, a volte addirittura fuori luogo, non so come muovermi e le persone che mi potrebbero dare una mano lo fanno molto raramente. Ma quali sarebbero le alternative? Una disciplina internistica la odierei dopo neanche un mese: troppo statica, mi romperei le scatole immediatamente. Un'altra disciplina chirurgica non la voglio fare: mi piace l'addome. il medico di famiglia non ci penso neanche a farlo. Anestesia? Sì bello, ma che palle tutti quei calcoli che devi fare in continuazione. Sono convinto però che se scegliessi un altro reparto sarebbe moooolto, molto più facile saltarci fuori. Ci sono discipline internistiche in cui ci sono medici che dal primo giorno di internato ti prendono a braccetto e ti tramandano il loro sapere dalla A alla Z, giorno per giorno. Il reparto in cui sono io non è così; i medici strutturati fanno fatica a spiegarti le cose, gli unici sono gli specializzandi che, poveri cristi, fanno quel che possono. E' da più di un anno che frequento chirurgia e solo ora ho preso un po' di confidenza con tutti. Due giorni fa, in preda a un raptus di follia, dopo essere uscito dalla sala operatoria, ho raccontato balle cosmiche al mio prof che non era presente che mi chiedeva come fosse andato l'intervento. Gli ho detto che era stata fatta una gastroenteroanastomosi e invece era una gastroresezione atipica: ho fatto una figura di merda atomica.


Tutto questo mi porta a fare una riflessione. E' meglio essere il peggiore tra i migliori o il migliore tra i peggiori? Che badate bene, può sembrare la stessa cosa ma non lo è affatto. E' molto più difficile essere il primo che il secondo. In questi ultimi 10 anni ho sempre voluto essere il peggiore tra i migliori. Ho sfidato me stesso, mi sono portato al limite delle mie possibilità e anche oltre, ingoiando merda il più delle volte ma anche essendo lodato nelle rare occasioni in cui riuscivo a contraddistinguermi. Ho sempre scelto i percorsi più difficili, più irti di difficoltà, quelli più pesanti, quelli che cominci non sapendo se riuscirai a portarli a termine e quelli che ti stressano l'anima nel profondo. Ho scelto i percorsi più difficili per la carriera, in famiglia e persino con gli amici. Così, per me, scegliere un'altra specialità significherebbe essere il migliore tra i peggiori, non nel senso stretto dell'espressione ma solo ed esclusivamente per me, per quello che desidero. Significherebbe scegliere la strada più facile e per me rappresenterebbe una sonora sconfitta.


Devo trovare la forza, devo assolutamente trovarla, per scegliere definitivamente chirurgia come specializzazione. Voglio nuovamente tornare a essere il peggiore tra i migliori. Lo voglio con tutte le mie forze, per poter dire, alla fine del percorso, che anch'io ce l'ho fatta.

giovedì 23 marzo 2006

IL MIO PRIMO CODICE ROSSO

Stanotte ero di turno in ambulanza in croce rossa. Il primo servizio è stato un codice giallo; ci rechiamo all'indirizzo comunicato dalla centrale del 118, un indirizzo che non mi era del tutto nuovo. C'era un signore di 88 anni che aveva una ferita sanguinante a livello della caviglia sinistra; probabilmente era un'arteriola perchè il getto di sangue era abbastanza importante per essere in quella zona corporea. Che sorpresa scoprire che la figlia di questo signore era una prof di filosofia che mi aveva dato ripetizioni qualche anno prima, proprio in quella casa! Così le ho chiesto se si ricordava di me e, pur non avendomi riconosciuto inizialmente, sapeva benissimo che facevo medicina perchè aveva parlato di me con la mia prof di filosofia delle superiori e ha rimembrato di come non riuscissi a ficcarmi in testa Leibniz e le sue teorie che ancora ignoro, salvo poi farmi i complimenti perchè facevo il volontario ed ero arivato al quinto anno di medicina. Certe soddisfazioni si possono gustare solo dopo molti anni. Stanotte ho cancellato le mie figuracce in filosofia (in 3 anni mai una sufficienza) con una splendida figura.


Dopo altri 2 o 3 servizi non di rilievo, verso le 4:05 arriva in sede una chiamata del 118: ci esorta a partire in codice rosso per un sospetto incidente stradale su una statale in periferia; un camionista di passaggio aveva notato in strada alcuni pezzi di macchina ma non sapeva se fossero di un incidente precedente o meno e non sapeva se effettivamente ci fosse una macchina finita fuori strada. Partiamo di gran lena in sirena spiegata e dopo 5 minuti siamo sulla statale. Controlliamo ai bordi della strada se c'è una macchina incidentata, dopo 300 metri ci accorgiamo, con la coda dell'occhio, che effettivamente ce n'è una. Inchiodiamo e scendiamo repentinamente. Lo spettacolo che ci troviamo di fronte è da pelle d'oca: un auto semidisintegrata appoggiata sulla fiancata sinistra e accartocciata su se stessa.


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Altri 2 passi e un'altra scena da brivido: una persona seminuda girata di schiena dentro a un piccolo canale con la testa immersa dentro l'acqua. Dalle condizioni dell'auto e dalla dinamica dell'incidente si capisce subito che quella persona è deceduta. Non si sa se sia morta sul colpo per il devastante impatto o se sia morta in seguito per annegamento. Proviamo a percepire il polso carotideo ma l'unica cosa che avvertiamo è il freddo cadaverico di quel corpo senza vita. Dopo 10 minuti arriva anche l'automedica che non può far altro che constatare il decesso; solleva la testa del cadavere e si capisce che è un uomo di circa 35-40 anni.


Abbiamo provato a costruire la dinamica insieme ai vigili del fuoco. Sembra che la macchina andasse molto forte, almeno ai 160 all'ora; forse per un colpo di sonno, è uscita di strada 150 metri prima del punto di ritrovamento, poi sembra che abbia trovato qualcosa nel suo tragitto che l'ha fatta impennare per aria, si è schiantata a terra a ridosso del fosso con l'anteriore, ha cominciato a capottare e ha travolto una costruzione in muratura (completamente distrutta) che proteggeva la pompa dell'acqua del canale, per poi finire la sua folle piroetta 20 metri più avanti, in mezzo a un campo non coltivato. La cosa che mi ha impressionato di più è stata la casualità: con tutto lo spazio che c'era attorno, l'uomo è finito proprio dentro al canale, e anche se fosse sopravvissuto all'impatto sarebbe comunque morto annegato in pochi minuti. Così anche la pur minima speranza di salvezza si è spenta, in un gioco di leggi fisiche che hanno voluto che il corpo atterrasse proprio dentro al canale con la testa rivolta verso il basso. E così mi sono immaginato quanto deve essere brutto morire in quel modo, di notte, da solo, con la testa dentro a un fosso; mi sono venuti i brividi, brividi che tuttora ho e non c'è sonno che tenga, non importa se ho fatto due notti consecutive e alle 12 ho un'importante riunione, questi sono fatti che ti sconvolgono la mente, ti fanno pensare a come la vita sia fugace, a come possa andar via in un secondo, a come si può incontrare la morte alle 4 di notte su una squallida strada statale non illuminata.


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Mentre curiosiamo tra i rottami disparsi in un raggio impressionante, notiamo un particolare davvero agghiacciante: la ruota anteriore destra era in realtà un ruotino di scorta, con il quale non si potrebbe mai superare i 60 km/h. Mi dispiace dirlo ma se voleva ammazzarsi ci è riuscito.

lunedì 13 marzo 2006

NON SI DICONO LE BUGIE AL DOTTORE

Stamattina ho fatto tirocinio in ambulatorio di dermatologia, precisamente di MST (malattie sessualmente trasmesse). State a sentire che roba.


1° caso: entra un ragazzo di 21 anni che dice di avere delle bolle sul pene; si vergognava tantissimo e, da quasi coetaneo, mi ha fatto un po' di compassione. La dottoressa lo visita e la sua diagnosi non lascia scampo: è il mollusco contagioso. Il ragazzo, molto sorpreso, ci chiede: "Ma come è possibile? Come ho fatto a prenderlo? Io ho la morosa...". La dottoressa si salva in corner spiegandogli che il mollusco contagioso può avere un periodo di incubazione piuttosto lungo, anche di molti mesi. Vagli a spiegare che forse, oltre ad avere il mollusco contagioso, è pure cornuto.


2° caso: un signore di circa 65 anni ha contratto la scabbia ma ormai è in via di guarigione. Alla domanda della dottoressa che gli chiedeva come avesse fatto a prendere la malattia, ha provato ad arrampicarsi sugli specchi: "Mah, non saprei, ma il mio dottore mi ha spiegato che forse è stato col cibo..". A quel punto l'infermiera ha fatto una faccia stranissima verso la dottoressa, che ha capito che era una puttanata cosmica ma ha avuto il buon senso di stare al gioco. Appena uscito il paziente, la dottoressa ha esclamato: "E dillo che vai a puttane, su!!"


3° caso: un ragazzo effeminato di 30 anni voleva fare il test dell'HIV. Dichiara che lo fa di routine ogni 3-4 mesi. In anamnesi aveva già una positività all'HBV e delle perdite biancastre dal pene probabilmente dovute a una pregressa infezione. Fa il prelievo di sangue poi va via. Dentro di me, penso: "Ma se vuoi farti inculare, per lo meno fai usare il preservativo al tuo partner echeccazzo!!!"


4° caso (medaglia d'oro): una bella signora di 45 anni (sembrava una ex figlia dei fiori) ha prenotato una visita di controllo per appurare come stava procedendo la scabbia. Porta con sè anche il figlio di 11 anni e il padre del figlio (un mezzo sbandato che tuttora non è più il suo partner) per controllare che non siano stati infettati pure loro; vengono visitati e per fortuna si appura che non hanno contratto la malattia. La signora comincia a spogliarsi e la prima cosa che mi stupisce è la maglietta che ha sotto al maglione, in cui risalta la scritta rossa "Hasta la victoria siempre": un reperto molto strano in una signora di 45 anni! Poi si toglie i pantaloni (abbastanza sporchi a vedersi) e finalmente abbiamo potuto notare le sue mutande che probabilmente non si cambiava da almeno 2 settimane da quanto erano lerce e che al centro sfoggiavano un magnifico buco. La signora aveva la scabbia in tutte le parti del corpo, le era stato risparmiato solo il viso. Il bello è venuto dopo, durante il colloquio. Da evidenziare che questa paziente aveva pure l'HIV.


Dottoressa: "Come pensa di avere preso la scabbia?"


Paziente: "Mah non lo so... Forse facendo yoga"


Diottoressa: "Facendo yoga? Ma com'è possibile? Signora, la scabbia si può prendere solo in certi modi, per esempio appoggiandosi nudi su un lenzuolo in cui si è appena appoggiato un individuo infetto oppure con contatto diretto..."


Paziente: "Ma sa, forse è stato il materassino che abbiamo usato io e alcuni amici a casa mia per fare yoga"


E io, dentro di me: ("Se se, altro che yoga, dillo che hai fatto una gang bang e ti sei fatta trapanare dai tuoi amici infetti...")


Dottoressa: "Comunque lei dovrà iniziare una terapia farmacologica"


Paziente: "Ma questi farmaci... fanno male? Li devo proprio prendere? Perchè ci tengo alla mia salute."


(Ricordo che parla una HIV-positiva che chissà come ha fatto a contrarre il virus e che deve prendere dei farmaci ben più potenti di quelli per la scabbia)


Paziente: "Senta dottoressa, devo sterilizzare le lenzuola tutti i giorni?"


Dottoressa: "Non ce n'è bisogno tutti i giorni, basta una volta ogni 3 giorni"


Paziente: "Ma lo devo proprio fare? Perchè la mia lavatrice ci mette più di 2 ore per lavare a 90°C"


(Ma cazzo hai la scabbia e ti preoccupi di quanto tempo impiega la tua lavatrice per lavarti le lenzuola????)


Ma ecco la perla finale:


Dottoressa: "Lei comunque deve stare a casa da lavorare, non ci può assolutamente continuare ad andare"


Paziente: "Ma devo proprio? E come faccio? Ma si possono ammalare delle altre persone?"


Dottoressa: "Direi proprio di sì. Comunque dipende molto anche dal lavoro che fa.. Che lavoro fa?"


Paziente: "La cuoca"

giovedì 9 marzo 2006

L'ULTIMA SPERANZA SVANITA

Ho appena saputo che la ragazza del mio corso con la quale avrei voluto provarci è fidanzata. E' stata una dura mazzata perchè era l'ultimo obiettivo femminile rimastomi e sinceramente era quello a cui tenevo di più. Forse ci sarebbero altre 2 o 3 ragazze che mi interessano ma le ritengo francamente irrangiungibili. Ho voglia di urlare dalla disperazione ma il mio grido si strozza in gola e non ne esce che un misero sibilo inudibile. Inutile adesso dire la frase scontata: "Devo trovarmi una ragazza", tanto finchè la cerco non la trovo, è una legge spietata ma purtroppo vera. Tanto vale vivere la propria vita e poi quel che capiterà, capiterà. Sto riempiendo gli spazi vuoti della mia esistenza in modo da non avere più tempo per pensare e per soffrire, per questo ho sempre mille impegni, per questo mi dedico con così tanto fervore a ciò che faccio. E che discorso lungo bisognerebbe fare su ciò che cerco e su ciò che voglio. In fondo il mio cuore cerca l'anima gemella, le mie parti basse invece cercano anche la scopata e via che però non sono eticamente accettate dal mio cervello perchè le ritengo un misero modo di svuotarsi i testicoli. Immaginate il casino che ne viene fuori. Va a finire che nella realtà cerco una storia seria ma anche una scopata, ma quando per caso mi si presenta davanti una possibile botta e via me la faccio scappare perchè in fondo la mia coscienza la rifiuta. Sono complicato, lo so. Ma chi non lo è?


Lunedì risorgerò. Mi riorganizzerò per l'ennesima volta e tenterò di rispiccare il volo.


E così, dall'ultima speranza svanita, ne nasceranno altre che alimenteranno la mia poca voglia di vivere.

sabato 4 marzo 2006

UNA VITA VISSUTA APPIENO

Lunedì ero reperibile in chirurgia e sono stato lì dalle 8 alle 20.


Martedì ho studiato, ma a una certa ora sono andato a salutare una mia amica in mensa. Qui ho assistito a una scena epica, tant'è che all'inizio pensavo fossi capitato nel bel mezzo di un set pubblicitario. Seduto al tavolo, per caso giro la testa a destra e rimango allibito nel vedere una ragazza che, con in mano lo spazzolino e il dentifricio, si stava apprestando ad andare a lavarsi i denti in bagno. Vi giuro che aspettavo da un momento all'altro un personaggio che spuntasse dal nulla (magari da sotto il tavolo) con in mano una confezione di Daygum Protex per la nostra amica amante dell'igiene orale.


Mercoledì ho studiato tutto il giorno fino a tardi.


Giovedì mattina ho studiato e giovedì pomeriggio ho dato l'esame di igiene. Giovedì sera sono andato in disco però mi ha fatto cagare e sono tornato a casa alle 2. Sono andato a letto oltre le 3.


Venerdì mattina sveglia alle 9 e ho fatto mille cose tutto il giorno, dalle 19 alle 20:30 calcetto con gli amici poi dalle 23 alle 7 ho fatto turno in ambulanza e ho dormito 3 ore scarse.


Dopo un'ora dalla fine del turno (alle 8.00), è cominciato il turno di guardia obbligatorio di ostetricia. Stamattina ho assistito a 2 parti cesarei: una meraviglia. Passando per il reparto di ostetricia, non si può non notare l'allegria che proviene da tutte le stanze, un clima di festa che accompagna me e il mio tutor lungo la corsia del reparto; il mio pensiero va a ciò che vedo in continuazione in chirurgia, quelle facce cupe, quei visi scavati dalla malattia, oppure l'aria opprimente che si respira in medicina oncologica, dove la signora vestita in nero con la falce in mano girovaga per i corridoi in attesa che per qualcuno degli sventurati giunga l'ora. Oggi pomeriggio sono ancora di guardia in ostetricia. Stasera torno a casa e vado a Bologna a trovare una mia amica. Probabilmente io e il mio fegato festeggeremo la fine della sessione d'esame con una serata alcoolica. Dovrei stare a dormire da questa amica che tra l'altro è interessata a me ma che non è ricambiata.. Spero di non fare cazzate stanotte in preda ai vapori dell'alcool.


Domenica a pranzo torno a casa e forse riuscirò a dormire. Domenica sera turno in ambulanza.


Lunedì e martedì reperibilità in chirurgia 48h su 48.


Mercoledì sveglia presto per andare a chiedere appelli straordinari ai vari prof (come è dura essere rappresentanti...), poi lezione fino alle 16:30. Altro impegno fino alle 18. Poi, finalmente, sarò libero.


Libero fino alle 11:30 del mattino successivo.

lunedì 27 febbraio 2006

RIFLESSIONE

Cominciai il mio percorso formativo all'età di 5 anni. Il 21 settembre 1988 mi apprestai a partire negli studi: era il primo giorno di scuola delle elementari. Oggi è il 27 febbraio 2006. Sono passati 17 anni, 5 mesi e 6 giorni. Se tutto va come previsto, mi dovrei laureare verso la fine di luglio 2007. Se riesco a entrare in specialità, dovrei finire la mia carriera scolastica nell'ottobre 2013. Ciò significa che mancano ancora 7 anni e mezzo alla fine e che avrò fatto ben 25 anni di studio. Prima di guadagnare i primi soldi (con le borse di studio), dovranno ancora passare 2 anni e mezzo. Nel 2013 avrò 31 anni e non avrò ancora un posto di lavoro. Dovrò fare un concorso che strariperà di gente perchè di chirurghi ce ne sono troppi, forse dopo 2 anni riuscirò a trovare un posto con un colpo di culo. Allora avrò 33 anni.


Medicina è difficile non tanto per i suoi esami quanto per la sua lunghezza. Dodici anni di studio sfibrerebbero chiunque. Mi chiedo, a questo punto, chi me l'ha fatto fare. Quando vedo tanti miei coetanei già stipendiati che si danno alla pazza gioia mentre io faccio fatica a farmi bastare quei miseri 30 euro che la mia famiglia mi passa settimanalmente, mi accorgo che sto passando gli anni della giovinezza come non vorrei. Quando si avvicinano le vacanze estive e so di non avere un centesimo in tasca mi viene male. La soluzione sarebbe trovarsi un impiego part-time, ma lavorare e studiare è molto difficile, quasi impossibile se si calcolano le lezioni e i tirocini obbligatori che ti occupano la maggior parte della giornata; così sono stato costretto a fare una scelta: non studiare lavorando e laurearsi in ritardo bensì laurearsi in 6 anni sacrificando una buona fetta di divertimento. Avrei voluto andare a vivere da solo, andare in vacanza all'estero, magari fare l'esperienza dell'Erasmus. Invece mi trovo rinchiuso in una gabbia in cui sono voluto entrare da solo.


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Tutta questa riflessione è nata dalla visione del video dei due pattinatori cinesi Zhang Dan & Zhang Hao nella gara a coppie nell'esercizio libero (scaricabile dal link ed2k presente nei commenti). Consiglio di guardare la loro esibizione che è già entrata di diritto nella leggenda olimpica. Mi sono chiesto come sarebbe cambiata la mia vita se avessi scelto una carriera da pattinatore. Se avessi rovinato anni di allenamenti in un secondo facendo cadere la mia partner a 5 secondi dalla fine dell'esibizione, se avessi creduto comunque in una medaglia dopo una rovinosa caduta della mia partner con inclusa una gran botta al ginocchio che le impediva di continuare, se avessi pattinato divinamente con in sottofondo una soave musica di un famoso violinista che avrebbe suonato per me mentre il pubblico mi innalzava al titolo di zar. Chissà come sarebbe andata.

martedì 21 febbraio 2006

COLECISTI IN VIDEOLAPARO

Premessa: uno strumento usato durante la videolaparoscopia è l'aspiratore-spruzzatore, cioè un aggeggio che aspira liquidi e spruzza acqua. Perchè si possa spruzzare acqua con getto sufficientemente potente, è necessario un sistema a pressione che deve essere mantenuta tramite lo schiacciamento ritmico di una pompetta simile a quella dell'apparecchio per misurare la pressione che tutti hanno a casa (sfigmomanometro). La pompetta deve essere schiacciata in maniera ripetuta dall'ausiliario/a di sala operatoria. Quando l'acqua non è sufficientemente a pressione, in gergo si dice che è "piscio".


La perla di stasera appartiene al Prof. R durante una colecisti in videolaparoscopia:


"MA NON ESCE ACQUA DA QUA!!! NON ESCE UN CAZZO!!! SIGNORINA, L'ASPIRATORE STA PISCIANDO!"


La giovane ausiliaria di sala si precipita verso la pompetta.


"SU SIGNORINA, POMPI!!". Il doppio senso era evidente ma inizialmente tutti ci riuscimmo a trattenere. Ma il prof rincarò la dose: "SU SIGNORINA, POMPI DI PIU'!!" E già qua scoppiammo a ridere, e il prof finì con: "SE E' STANCA PUO' CAMBIARE MANO". A quel punto l'ausiliaria è diventata bordeaux e le persone presenti si sono letteralmente sganasciate dalle risate.

domenica 19 febbraio 2006

9 - ANATOMIA UMANA II (1° parte)

La sessione d'esame invernale del 2003 fu un disastro completo. Dopo inglese, cominciai con chimica, passai lo scritto per puro caso e non mi presentai all'orale, o meglio, mi presentai ma al momento di essere interrogato chiesi di andarmene. Mi buttai su anatomia II, con la forza della disperazione di chi sa che per passare il blocco del 2° anno deve compiere un autentico miracolo.


Come ho scritto nel post "8 - INGLESE III", in quei tempi avevo cominciato a frequentare i ragazzi di CL - Student Office e ad andare alle consuete riunioni settimanali. Le prime a cui partecipai mi colpirono profondamente: leggendo alcuni passi dei libri di Don Giussani, partiva un dibattito sull'argomento del giorno al quale poteva partecipare chiunque avesse voluto. Si facevano discorsi molto profondi e io ero stupidamente affascinato da tutto ciò che rappresentava una completa novità per il mio Io, affamato a quei tempi di discorsi semifilosofici sulla vita. Così, senza che me ne rendessi conto, mi ritrovai completamente invischiato nell'accoppiata CL - Student Office e, visto che erano ormai prossime le elezioni studentesche, l'Agnese mi candidò per la rappresentanza degli studenti in Consiglio di Laurea e di Facoltà. "Così facciamo numero, non ti preoccupare se poi non puoi venire ai consigli" mi aveva convinto lei. Oltre ad Agnese, c'era una ragazza del 5° anno (Miss 30 e lode) che mi aiutava nello studio dell'anatomia, ma comunque non assimilavo nulla di quello che mi spiegava! In uno di questi incontri con Miss 30 e lode venne anche Silvia, quella ragazza di cui ho raccontato l'esame di istologia. Alla fine della lezione, durante la quale Miss 30 e lode ci aveva cagnato in continuazione, decidemmo di non partecipare più ad alcun incontro con lei.


Andai all'esame impreparato come non mai. Dovevo tentare però, era l'ultimo appello di febbraio, non potevo buttare via l'ultima possibilità di dare almeno un esame di sessione. Partii con microanatomia: l'esame consisteva nel descrivere 3 vetrini su foglio protocollo, poi integrare lo scritto con l'orale dopo circa mezz'ora; naturalmente, non poteva mancare anche l'interrogazione di macroanatomia con un'altra prof. Cominciai a guardare negli obiettivi dei 3 microscopi che avevo davanti, ma non ci capii una mazza di niente. Provai a scrivere qualcosa a caso sul foglio e a indovinare i 3 vetrini, ma non sapevo proprio un cazzo (detta come va detta). Finito lo scritto, passai alla correzione e all'interrogazione orale. Letto ciò che avevo scritto, il mio prof storse il naso tanto da fare quasi un giro di 90 gradi, poi mi fece una domanda davvero gnocca sugli enterociti. Scena muta. Poi toccai il fondo: davanti a tutti i miei compagni di corso, il prof esclamò a gran voce: "SCUSI SA, LEI NON PUO' VENIRE QUI A FARE IL KAMIKAZE". Gelo. Il tempo si fermò. Tutto diventò di ghiaccio attorno. Mi caddero le braccia, e quel minimo di orgoglio che avevo cadde a terra fracassandosi in mille pezzi, facendo un frastuono fragoroso, come una tavolata di bicchieri di cristallo che cade in una stanza ampia e vuota. Avevo studiato più di un mese, ma lo avevo fatto male.


Era andato tutto male. Malissimo. Marzo lo passai a crogiolarmi nell'autocommiserazione, aprile a studiare per l'appello straordinario di maggio di fisiologia I che, manco a dirlo, non passai. Quello fu il capolinea della mia diastrosa vita universitaria al biennio. Avevo 9 esami da dare in 3 mesi per poter passare l'anno: un'impresa impossibile. In quell'anno e mezzo non avevo combinato davvero un tubo, avevo fatto pietà. Decisi, quindi, che l'esame di anatomia del 3 giugno 2003 sarebbe stato l'appello della verità: o ce la facevo, o mollavo medicina. Solo un miracolo avrebbe potuto salvarmi, ma in fondo l'avevo già conosciuta. Il miracolo si chiamava Silvia.

giovedì 16 febbraio 2006

CASO CLINICO

Un ragazzo 23enne, studente di medicina, durante la serata di domenica viene colpito da forte dolore in corrispondenza dell'emiarcata dentale inferiore destra per lo spuntare del 3° molare ("dente del giudizio") che provoca una flogosi importante del circostante tessuto gengivale con difficoltà nell'apertura del cavo orale e quindi conseguente difficoltà ad alimentarsi. Il dolore, esacerbatosi durante la breve notte di sonno (4 h) a causa di lieve bruxismo dovuto ad agitazione psichica per l'imminente esame di giovedì, diviene un ostacolo abnorme per il proseguimento dello studio. Viene lenito quindi con uso di FANS (Nimesulide) con dose di 100 mg x 2v/die. Mercoledì notte alle 5 il ragazzo, svegliato da un dolore atroce, non trovando nulla di dolce in dispensa per l'opera di razziamento compiuta dai fratelli più piccoli, è costretto a mangiare un toast alla mortadella per diminuire la gastrolesività da FANS. Mercoledì sera, assunto il Nimesulide per os dopo il pasto a causa di forte cefalea insorta per il dolore, avverte inoltre una discreta gastralgia. Giovedi mattina (giorno dell'esame orale), svegliatosi con forte dolore, è indeciso se assumere o meno il FANS, ben sapendo che è il principale responsabile della gastralgia della sera precedente.


E' da tenere presente che: 1) il ragazzo, fortemente agitato e nervoso, ha paura di una possibile forte cefalea accompagnata a dolore durante l'interrogazione orale 2) il ragazzo soffriva già di gastralgia, seppur minore, da circa un mese, per forte nervosismo, elevato numero di caffè giornalieri, elevato numero di sigarette fumate 3) 10 giorni prima aveva avuto un attacco di extrasistoli, durato circa un minuto 4) se il ragazzo passerà l'esame, è molto probabile che passerà una serata all'insegna dell'alcool.


Cosa deve fare il ragazzo?


A) Non sostenere l'esame


B) Fregarsene altamente della gastralgia e prendere il FANS ugualmente, con rischio di ulcera gastrica


C) Assumere un inibitore selettivo della COX-2 per ridurre il rischio di una possibile ulcera gastrica


D) Somministrarsi morfina per lenire il dolore


E) Assumere FANS + Antagonista H2 istaminergico


F) Mandare a fanculo i prof, poi iniettarsi dell'alcool etilico e.v.


G) Non assumere nulla


H) Non assumere FANS alla mattina, ma solo alla sera perchè così non sentirà dolore durante la prima uscita serale di casa dopo 3 settimane.


I) Tutte le precedenti sono giuste


L) Nessuna delle precedenti

martedì 14 febbraio 2006

PILLOLA DI VITA N. 6

Erano circa le 23:30. Mi ero imboscato in macchina con una tipa in una bieca via sterrata di periferia, in aperta campagna; sdraiati sul sedile posteriore, eravamo come Dio ci ha fatti per scambiarci effusioni sempre più accese, più focose. Avevo da poco la mia testa tra le sue cosce per poterle dare quel piacere che le donne gradiscono molto; in quei momenti si è totalmente estraniati dal mondo, l'unico tuo pensiero è Lei in tutto e per tutto, anche se solo per una sera, anche se non era una cosa seria, anche se fosse l'ultima volta con quella. Mi trovavo sperduto tra i suoi umori, quando mi accorsi che da dietro stava arrivando una macchina. Non era la prima volta che sceglievo quel posto, erano i soliti sfigati di turno che senza una meta erravano nella notte alla ricerca di una strada che non era sicuramente quella che cercavano. Così continuai quello che stavo facendo, rassicurato dai classici vetri appannati che non avrebbero permesso sguardi indiscreti dall'esterno. La macchina lentamente si avvicinava sempre di più, sempre di più, sempre di più, e dentro di me pensavo: "Eddai passa, cazzo, vabbè che è una strada sterrata e piena di buche ma almeno i 30 all'ora falli!". Terrore. Puro terrore provai, quando la macchina pian piano si accostò alla mia e con un enorme faro tentò di penetrare la condensa sui vetri. Neanche il tempo di rendermi conto di cosa stesse succedendo che sentii bussare al vetro posteriore. Guardai meglio la scena e capii. Il lampeggiante blu. "Porcaccia la miseria, la figura di merda ora non me la toglie nessuno". Mi allungai davanti e aprii a metà il vetro anteriore (non senza fatica). Sempre completamente nudo, in posizione semi-acrobatica, riuscii a dire qualcosa che definirlo fuori luogo è il minimo: con voce squillante infatti pronunciai: "Salve!". "Mi dia un documento, prego". Sempre facendo acrobazie degne del circo di Moira Orfei, riuscii a passare la patente all'agente. Mentre esso faceva tutti i suoi controlli, non potei far altro che fissare la ragazza di fianco a me che cercava di coprirsi alla meno peggio con la mia giacca a vento. Poverina, aveva uno sguardo che valeva più di mille parole. Un minuto e l'agente tornò a bussare al vetro, porgendomi il documento. Lo presi, e senza dire una parola o fare un cenno di saluto si allontanò, salì sulla volante e andò via. Mi girai verso la tipa, che mi guardava stupita come io guardavo stupito lei. Eravamo stati interrotti in un momento di intimità ed era stato uno shock parecchio intenso per entrambi. In fondo non era successo (quasi) nulla, ma eravamo tutti e due col cuore a mille. Mi rivestii velocemente, cercando parole da pronunciarle che non fossero "non è possibile" o "non può essere vero", quando una seconda volante diversa dalla prima ci sorprese. L'agente scese dalla macchina, aprii la portiera della mia auto e mi disse: "Scenda per favore". Non sapevo più cosa pensare. Scesi lentamente (e ci mancava poco che alzassi le mani in aria), diedi il documento, cercando di spiegare che cinque minuti prima i loro colleghi erano già passati, poi mi sentii domandare:


"Chi è la donna con lei?"


E io, mentendo: "La mia ragazza"


"E' italiana?"


"Certo"


"Siamo sicuri? Mi dia un documento della ragazza"


Così, mentre lei si stava finendo di rivestire, diede il documento all'agente che lo controllò, poi, come per magia, lo sguardo truce del poliziotto si rasserenò.


Agente: "Andate via di qua ragazzi, stasera non è cosa"


Io: "Ma perchè, agente, cosa è successo?"


Agente: "Lo leggerete domani sui giornali. Arrivederci"


E se ne andarono. Salii in macchina, misi in moto, feci inversione e ripartii. A 150 metri dall'incrocio con la strada principale, potei vedere 3 o 4 volanti ferme sul ciglio della strada e una schiera di poliziotti che stava arrestando, in mezzo ai campi, due tali ceffi che al solo vederli mi misero paura.


Seppi il giorno dopo che erano dei grossi trafficanti di eroina, che avevano terminato la loro fuga in macchina, dopo un inseguimento della polizia di almeno 3 km, proprio in quella via che avevo scelto per passare una serata tranquilla insieme alla ragazza con la quale uscivo in quel periodo.

martedì 7 febbraio 2006

CATENA

The Magnificent Seven

Fate una lista di sette canzoni che al momento vi piacciono particolarmente, non importa il genere nè niente, devono solo essere canzoni che davvero vi piacciono. Postate poi il tutto assieme alle istruzioni nel vostro blog e indicate altre sette persone per scoprire che cosa ascoltano al momento.
N.B.: le canzoni non sono in nessun ordine logico. Ringrazio la Tanja per avermi dato questa opportunità.


1) La Bouche - Be my lover : in questo periodo mi è venuta voglia di dance anni '90..


2) Jem - Maybe I'm amazed : mi piace O.C., questa canzone è nell'ultima puntata della prima serie. A parte tutto, mi rilassa davvero tanto.


3) Adriano Celentano - Questo vecchio pazzo mondo : parla di un uomo idealista e troppo buono che continua a essere tale dopo che la sua donna lo tradisce con il suo migliore amico. A cantare è il suo migliore amico, che riflette su ciò che è successo. E' datata e tra l'altro è una cover, ma rispecchia tanto il mio modo d'essere.


4) Mecano - Figlio della luna : una favola. Occhi lucidi ogni volta che la ascolto, come è successo una settimana fa. E'semisconosciuta, ma è così bella che dovrebbe essere una delle canzoni più conosciute di tutti i tempi!


5) NOFX - All outta angst : la mia preferita, senz'ombra di dubbio. Immortale, si sente sempre volentieri


6) Street Rave Parade Goa Party (Bologna 2002) - Traccia 05 : se avete bisogno di carica senza dover pensare a nulla, questo pezzo è perfetto


7) Chopin - Waltz Op.18 'Grand valse brillante' : uno spettacolo, è la voglia di vivere fatta a musica



Nomino Threadgoode, Lacrimatriste, Noemi, Epiploon, Ruggiada, Anamadium e Blackholesun. A voi la parola!

sabato 4 febbraio 2006

8 - INGLESE III

Inutile parlare dell'esame di inglese, esame-farsa di cui non ricordo nulla. Dopo l'esame di anatomia I, nel mio IO si aprì una profonda voragine in cui caddi dentro inevitabilmente. Il periodo gennaio-aprile 2003 lo ricordo ancora oggi come il pezzo di puzzle più nero della mia vita. Passai un Capodanno degno del migliore film horror che abbiate mai visto: un drug-Capodanno. Io sono completamente contrario a qualsiasi droga che non siano le semplici canne occasionali tra amici, ma ci pensarono i miei amici a portare un arsenale chimico davvero imponente; per la serie: se ci beccavano gli sbirri con tutto quello che avevamo andavamo diretti in galera. Così fui costretto a vedere la scena apocalittica di persone sedute attorno a un tavolo, a lume di candela e in sottofondo DJ Ralf, che spippavano bamba e speed da un enorme specchio (poggiato sul tavolo) che qualcuno aveva staccato da un muro per imitare qualche attore di qualche film sulle droghe, la roba stesa su di esso a formare la parola "RALF", mentre intanto chilum di dimensioni gigantesche passavano da una persona all'altra; bottiglie di alcool ai bordi del tavolo, una cappa allucinante di fumo, cannoni che giravano e venivano rollati di continuo; appeso al muro completava questa scena un crocifisso che con la luce soffusa appariva enorme, dal quale il Cristo sembrava sussurrare citazioni dantesche: "Questi ormai sono persi. Non ti curar di loro, ma guarda e passa". Così fui costretto a guardare la donna dei miei sogni di cui ero fortemente innamorato, l'Alice, mentre smascellava avidamente dopo aver preso la prima pasticca della sua esistenza. Sorriso vuoto, quasi una smorfia, occhi semichiusi, testa reclinata all'indietro, discorsi campati per aria: quella non era l'Alice di cui ero follemente perso.


Passare l'esame di anatomia I non servì a niente, anzi aumentò la sfiducia in me stesso. Ero convinto di averlo passato non perchè lo meritavo, ma perchè avevo avuto un colpo di culo pazzesco; così la mia autostima toccò inevitabilmente un livello che a confronto l'oceanica fossa delle Marianne non è niente. Bisognerebbe, a questo punto, fare un excursus sulla mia intricata adolescenza, nella quale sono eradicati i motivi della mia bassa autostima. Fino a 11 anni ero un bambino così vivace che i miei vecchi facevano fatica a farmi star fermo, poi, a furia di botte (il più delle volte meritatissime, lo ammetto), riuscirono nel loro intento: fermare la mia irrequietezza. Così fino a 15 anni rimasi un bambino, forse per colpa della campana di vetro nella quale mi avevano rinchiuso i miei genitori per proteggermi da chissà quali pericoli esterni. Un giorno, però, mi svegliai. Scoprii l'adolescenza e un nuovo mondo a essa correlata. Fu ancora mio padre, purtroppo, a stroncarmi la libertà. Inventava regole assurde, imposizioni tiranniche, impedimenti innaturali. Mi ricordo a 16-17 anni, tra le tante regole, il limite di 3 uscite serali settimanali durante l'estate con coprifuoco alle 22:00, limite d'orario del sabato durante il periodo scolastico fissato alle 24 e mai più di un sabato ogni mese, a letto entro le 22:30, paga settimanale al minimo salariale (10.000 lire), niente mezzi motorizzati fino a 18 anni (poi a 17 anni, minacciando il suicidio con un cutter in mano, me lo comprarono), niente uscite settimanali prima delle ore 18:30 fino a un massimo di un'ora e tante, tante altre che ora non mi vengono in mente. Un inferno di regole che non ho mai digerito e che ancora adesso, quando mi incazzo con mio padre, rinfaccio senza remore. Facendo 2+2, appare chiaro come, vedendo i miei amici che avevano mooooolta più libertà di me, mi sia nato un enorme complesso d'inferiorità che, col senno di adesso, appare un pò ridicolo. Si sa come sono gli adolescenti: spietati con chi è diverso dal branco. Così mi facevano pesare che avevo il coprifuoco, che non avevo lo scooter come loro, che non avevo mai soldi: immaginatevi come mi potevo sentire. Sono sempre stato un ragazzo solare e sincero; avrei potuto anche raccontare balle e nascondere ai miei amici le assurde regole a cui dovevo attenermi, ma non ce la facevo. Le persone mi stimano perchè non mi vergogno a esteriorizzare i miei sentimenti e le mie paure, come sto facendo in questo post; così ero anche allora: perchè dovevo nascondere qualcosa ai miei amici? Con quelle regole anche le conoscenze femminili mi erano quasi precluse, quindi niente donne = niente prime esperienze. Si instaurò un circolo vizioso autoalimentantesi che mi portò alla falsa idea di essere un brutto ragazzo perchè non avevo mai avuto esperienze con ragazze fino ai 16 anni, così, desideroso di dare il mio primo bacio, mi imbarcai con una ragazza che ad equipararla a un bidone della spazzatura si svaluta il bidone della spazzatura. Successivamente, ci provai sempre e comunque con ragazze brutte che ovviamente ci stavano (i famosi "rutti di porco" come li chiamava la mia compagnia che non poteva far altro che prendermi in giro, e, le poche volte che non lo faceva, ci pensava la mia psiche a credere che mi sparlassero dietro), e più andavo con esse più la mia autostima diminuiva e più mi convincevo che ero brutto e più facevo fatica a impezzare le ragazze. Ancora adesso risento degli strascichi di quel problema, seppur in maniera minore, che mi limita fortemente nell'arte dell'"impezzamento" (per i non emiliani, l'attaccare bottone) che dovrebbe essere insito in ogni uomo per natura. Non che non abbia avuto anche ragazze carine, sia chiaro. Dove la mia autostima non mi faceva arrivare, ci pensava la mia testa: la cosa che, a differenza dei miei amici, valorizzavo di più. Quando parlavo con loro del mio futuro, gli raccontavo del mio sogno di diventare medico; ma loro erano pronti a screditarmi, a dire che lo studio non era importante nella vita, che negli anni in cui io sarei stato impegnato a studiare loro avrebbero già cominciato a lavorare e avrebbero accumulato più soldi di me, magari lavorando come bancari perchè i loro genitori avevano le conoscenze giuste. Erano due persone che facevano questi discorsi: una ora è in cura da uno psichiatra dopo che ha spaccato un asse di legno sulla schiena di suo zio e, da quel che so, dopo aver lavorato da varie parti tra le quali ditte di autotrasporti e commesso al Conad, ora è disoccupato; l'altro si è appena licenziato dal negozio di calzature Bata nella quale ha lavorato per 5 anni e attualmente è disoccupato, con un figlio in arrivo da una donna che, dalle notizie che mi sono giunte, sta per lasciare.


Torniamo a tempi più recenti. In quei tempi cercavo disperatamente un appiglio a cui aggrapparmi per non sprofondare ancora di più nell'autocommiserazione e nella depressione che stava cominciando a dare i primi segni di sè. Così, a furia di cercare una persona che mi salvasse, conobbi l'Agnese. Era una ragazza di CL (Comunione e Liberazione, un'associazione così cattolica da sembrare dall'esterno quasi una setta) che faceva la rappresentante degli studenti per il sindacato "Student Office"; grazie a questo suo impegno politico, questa ragazza del quinto anno di medicina era molto conosciuta nell'ambiente universitario. La conobbi, come succede tante volte nella vita, per una pura coincidenza; un giorno, mentre studiavo in biblioteca, incontrai un mio vecchio conmpagno di classe delle medie che mi invitò a una conferenza organizzata dai ragazzi di CL. Io, ancora ignaro del significato della sigla "CL", accettai, non senza diffidenza, di partecipare a quell'evento, durante il quale l'Agnese fece un intervento che mi colpì profondamente: parlò di valori e del senso della vita, di autostima e fiducia in se stessi, degli obiettivi che ci permettono di alzarci dal letto tutti i giorni essendo speranzosi per la nuova giornata che ci troviamo davanti. Così, a fine conferenza, mi complimentai personalmente con l'Agnese per le belle parole che aveva detto in quel tardo pomeriggio d'inverno. Lei rimase sorpresa dai miei complimenti, poi mi invitò a partecipare alle consuete riunioni settimanali che CL organizzava per i suoi adepti. In questo modo entrai in quella strana associazione nella quale tutti erano amici, tutti avevano quei valori che io tanto avevo cercato invano nella mia vecchia compagnia, tutti si impegnavano a livello sindacale per aiutare gli studenti in difficoltà. Non potevo immaginare che dieci mesi dopo mi avrebbero tradito nel momento in cui avrei avuto più bisogno di loro.

giovedì 2 febbraio 2006

PURA PAZZIA

Farmaco II, mi stai facendo andare nei matti completamente. Ma sono più forte io di te. Ti aprirò tutta, e quando ti avrò sventrato completamente ti riaprirò per darti una bella ripassatina. In questi due giorni hai destabilizzato il mio umore, rendendomi completamente pazzo. Acufeni, allucinazioni visive e/o sonore, disforia, tachicardia e poliuria dovuti ai 6 caffè quotidiani, senso di oppressione al torace per le 20 sigarette che mi stai facendo fumare ogni giorno al posto che le mie 4 paglie al dì, visioni notturne della schermata verde del solitario Spider a cui gioco nelle rare pause, barba lunga, capelli unti, occhiaie interminabili, fughe in piena notte in scooter per la città deserta per sconfiggere la depressione, 120 gr. di cioccolata al giorno per ovviare alla carenza di affetto, canzoni tristi nei momenti tristi e dance anni '90 per darmi carica (La Bouche - Tonight is the night). Domani sarà il giorno in cui comincerà la tirata finale da 12 ore al giorno per 5 giorni. Almeno non sono arrivato ai livelli di farmaco I: lì la carica me la dava Ultimate Warrior nel match contro Hulk Hogan del marzo 1990 a Wrestlemania VI. Ero convinto che Warrior mi riuscisse a dare energia per affrontare l'esame, non dovevo mollare, Warrior lottò fino alla fine in quell'incontro storico. Lo metterò nei ringraziamenti di laurea, giuro.

martedì 31 gennaio 2006

VAF FAN CLUB

Benvenuti nel mio nuovo fan club: il VAF FAN CLUB. Questo club permette ai suoi soci di mandare liberamente a fanculo chiunque e qualunque cosa gli capiti in mente. L'iscrizione avviene tramite commento a questo post, è gratuita, non comporta impegni futuri, ma quando ci si iscrive è obbligatorio mandare a fanculo qualcuno o qualcosa per potersi dichiarare socio del club. Come presidente, quindi, do il buon esempio e comincio io.


Vaffanculo al portatile di Nick che ho formattato e adesso non ho i drivers della scheda video e della scheda audio e mi sta facendo impazzire per trovarli su internet.


Vaffanculo alla farmacologia e a tutte le cose a essa correlate.


Vaffanculo al farmaco LITIO (avete capito bene, quello che c'è nelle batterie dei cellulari), che provoca effetti collaterali così enormi che farsi una pera di eroina in confronto è una sciocchezza, e che viene usato come stabilizzante dell'umore ma senza che si sappia il suo meccanismo d'azione, tra le sue indicazioni si può trovare addirittura la bulimia e la disforia premestruale (beh, ovviamente togli la depressione alla donna che ha le sue cose, ma tanto chissenefrega degli effetti collaterali..).


Vaffanculo alle case farmaceutiche che hanno suddiviso le statine (farmaci che si danno quando hai il colesterolo alto) in 4 generazioni facendo credere ai medici che quelle di ultima generazione fossero migliori di quelle precedenti per avere il predominio di mercato sulle concorrenti, e invece si è dimostrato che gli effetti benefici sono sovrapponibili per tutte e quattro le generazioni.


Vaffanculo a Berlusconi perchè mi sento di centro-destra ma non posso dare il voto a lui dopo tutte le porcate che ha fatto al governo, e quindi vaffanculo a Fini che pur essendo di destra ha avuto il coraggio di votare 3 sì sul referendum della fecondazione assistita, e quindi vaffanculo a Rutelli e a Mastella che pur essendo cattolici sono alleati con Bertinotti ma avrebbero potuto formare un nuovo grande Centro con l'UDC e rivaffanculo a Fini che pur essendo di destra e quindi nazionalista è un alleato della Lega.


Vaffanculo ai giovani di destra che pur essendo di destra si fumano le canne tutti i giorni.


Vaffanculo ai giovani di sinistra che portano la maglietta di Che Guevara per moda.


Vaffanculo ai potenti del mondo che non fanno produrre il motore a idrogeno perchè il petrolio controlla il mondo.


Vaffanculo a quei programmi del cazzo che si vedono in tv tutti i giorni.


Vaffanculo a chi non fa altro che criticare i medici perchè gli capita di sbagliare: la medicina è così vasta e imprevedibile che non è possibile non commettere mai errori.


Vaffanculo alla Mari che mi ha fatto soffrire come un cane per un mese.


Vaffanculo ai discotecari del cazzo che vanno a farsi le vasche in centro solo per sfoggiare il loro nuovo pantalone da 300 euro.


Vaffanculo ai giovani senza valori.


Vaffanculo alle persone che bestemmiano pur non credendo in Dio: il più grosso controsenso che esista.


Vaffanculo alla società che porta le persone verso l'apatia.


Vaffanculo ai vigili urbani della mia città che sono i più stronzi d'Italia, mentre a Bari le persone continuano a girare in 4 su uno scooter ovviamente senza casco.


Vaffanculo alle case discografiche che vendono un pezzo di plastica a 20 euro, mentre se lo vendessero a 5 euro stroncherebbero la pirateria. Evviva il mulo (e chi vuole intendere, intenda).


Vaffanculo alla RAI che fa pagare 99 euro di canone e ha il coraggio di fare la pubblicità durante i programmi, solo per pagare quei deficenti che vanno ad Affari tuoi che vincono migliaia di euro non per la loro cultura ma solo scegliendo questo o quel pacco, e poi perchè con tutti i soldi che ha non ha nemmeno comprato i diritti per i mondiali di calcio. Ma vaffanculo và.


Vaffanculo alle targhe alterne e ai blocchi del traffico, che si sono dimostrati completamente inutili perchè l'inquinamento del traffico veicolare rappresenta il 4% dell'inquinamento totale: un'inezia rispetto al totale.


Vaffanculo al mio meccanico dello scooter che per 2 cuscinetti di merda mi ha chiesto 250 euro.


Vaffanculo all'antennista che mi ha chiesto 300 euro per un'antenna nuova. La prossima volta gli suggerisco di mettersi un passamontagna quando mi fa la fattura.


Vaffanculo al mese di gennaio, perchè tutti gli anni fa schifo e sono giù col morale.


Vaffanculo al mondo, perchè... sì.


Vaffanculo a me stesso perchè sono solo.

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