venerdì 21 aprile 2006

L'INNOCENZA

Due giorni fa io, mia sorella e il mio fratellino di 3 anni e mezzo siamo andati in un centro commerciale. Entrati in un negozio di abbigliamento, mia sorella ha cominciato a provarsi tremila vestiti in camerino. Nel frattempo mio fratello, soprannominato "Attila" non senza motivo, ha cominciato ad agitarsi e ad andare a destra e sinistra all'interno del negozio. Arrivato davanti a un manichino svestito è rimasto come ipnotizzato per circa un minuto, con la testa all'insù e gli occhi sgranati, osservando attentamente quella figura che non aveva mai visto. Vedendo che appariva sempre più disorientato, ho deciso di aiutarlo, così gli ho spiegato:


"E' un manichino, è finto"


Mio fratello mi fa una faccia incredula; ci pensa un attimo su per qualche secondo, ricominciando a guardare il manichino. All'improvviso gira la testa verso di me e mi domanda:


"Ma è buono?"

giovedì 13 aprile 2006

IL PEGGIORE TRA I MIGLIORI

Eccomi qua, dopo un lungo periodo di assenza dal blog. Non ho avuto un attimo di tempo libero, ora come ora mi trovo in biblioteca medica e sto aspettando di andare in sala operatoria per fare da assistente a due interventi: laparoscopia esplorativa di una paziente del reparto di malattie infettive (non so neanche quale sia il sospetto diagnostico) e una presunta peritonite con Blumberg positivo soprattutto in fossa iliaca destra. E' un periodo strano per me, vivo alla giornata, ho l'umore abbastanza alto. Sto uscendo con una tipa bisessuale fuori di testa ma non cerco la storia seria e tanto lo so come andrà a finire. Lei si prenderà una cotta per me e anche stavolta tutto finirà con un nulla di fatto, come accade da 2 anni e mezzo a questa parte.


Durante la mia breve esistenza in questo mondo ho sempre cercato di dare un senso alla mia vita, di farmi un progetto a lunga scadenza e di non prendere mai di istinto una decisione che potrebbe segnare per sempre la mia vita. Così in questo periodo ho pensato molto alla mia tesi di laurea e alla fatidica domanda: "Cosa farò da grande?". Sono entrato in crisi. La chirurgia mi piace da impazzire ma mi rendo conto che è una delle branche più difficili della medicina; bisogna essere portati e ci vuole testa, mano, spirito, sacrificio e tanto coraggio. Così mi sono chiesto se posso farcela, se sono in grado di diventare un buon chirurgo. Non lo so. Non posso saperlo. E' un rischio enorme, un rischio che può segnare per sempre la mia vita: se fosse la scelta sbagliata sarei rovinato. Il reparto in cui mi trovo di certo non mi aiuta a prendere questa difficilissima decisione; mi sento un completo ignorante, faccio alcuni errori, non ho ancora imparato a dare i punti come si deve, mi sento imbastito, a volte addirittura fuori luogo, non so come muovermi e le persone che mi potrebbero dare una mano lo fanno molto raramente. Ma quali sarebbero le alternative? Una disciplina internistica la odierei dopo neanche un mese: troppo statica, mi romperei le scatole immediatamente. Un'altra disciplina chirurgica non la voglio fare: mi piace l'addome. il medico di famiglia non ci penso neanche a farlo. Anestesia? Sì bello, ma che palle tutti quei calcoli che devi fare in continuazione. Sono convinto però che se scegliessi un altro reparto sarebbe moooolto, molto più facile saltarci fuori. Ci sono discipline internistiche in cui ci sono medici che dal primo giorno di internato ti prendono a braccetto e ti tramandano il loro sapere dalla A alla Z, giorno per giorno. Il reparto in cui sono io non è così; i medici strutturati fanno fatica a spiegarti le cose, gli unici sono gli specializzandi che, poveri cristi, fanno quel che possono. E' da più di un anno che frequento chirurgia e solo ora ho preso un po' di confidenza con tutti. Due giorni fa, in preda a un raptus di follia, dopo essere uscito dalla sala operatoria, ho raccontato balle cosmiche al mio prof che non era presente che mi chiedeva come fosse andato l'intervento. Gli ho detto che era stata fatta una gastroenteroanastomosi e invece era una gastroresezione atipica: ho fatto una figura di merda atomica.


Tutto questo mi porta a fare una riflessione. E' meglio essere il peggiore tra i migliori o il migliore tra i peggiori? Che badate bene, può sembrare la stessa cosa ma non lo è affatto. E' molto più difficile essere il primo che il secondo. In questi ultimi 10 anni ho sempre voluto essere il peggiore tra i migliori. Ho sfidato me stesso, mi sono portato al limite delle mie possibilità e anche oltre, ingoiando merda il più delle volte ma anche essendo lodato nelle rare occasioni in cui riuscivo a contraddistinguermi. Ho sempre scelto i percorsi più difficili, più irti di difficoltà, quelli più pesanti, quelli che cominci non sapendo se riuscirai a portarli a termine e quelli che ti stressano l'anima nel profondo. Ho scelto i percorsi più difficili per la carriera, in famiglia e persino con gli amici. Così, per me, scegliere un'altra specialità significherebbe essere il migliore tra i peggiori, non nel senso stretto dell'espressione ma solo ed esclusivamente per me, per quello che desidero. Significherebbe scegliere la strada più facile e per me rappresenterebbe una sonora sconfitta.


Devo trovare la forza, devo assolutamente trovarla, per scegliere definitivamente chirurgia come specializzazione. Voglio nuovamente tornare a essere il peggiore tra i migliori. Lo voglio con tutte le mie forze, per poter dire, alla fine del percorso, che anch'io ce l'ho fatta.

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