Stanotte ero di turno in ambulanza in croce rossa. Il primo servizio è stato un codice giallo; ci rechiamo all'indirizzo comunicato dalla centrale del 118, un indirizzo che non mi era del tutto nuovo. C'era un signore di 88 anni che aveva una ferita sanguinante a livello della caviglia sinistra; probabilmente era un'arteriola perchè il getto di sangue era abbastanza importante per essere in quella zona corporea. Che sorpresa scoprire che la figlia di questo signore era una prof di filosofia che mi aveva dato ripetizioni qualche anno prima, proprio in quella casa! Così le ho chiesto se si ricordava di me e, pur non avendomi riconosciuto inizialmente, sapeva benissimo che facevo medicina perchè aveva parlato di me con la mia prof di filosofia delle superiori e ha rimembrato di come non riuscissi a ficcarmi in testa Leibniz e le sue teorie che ancora ignoro, salvo poi farmi i complimenti perchè facevo il volontario ed ero arivato al quinto anno di medicina. Certe soddisfazioni si possono gustare solo dopo molti anni. Stanotte ho cancellato le mie figuracce in filosofia (in 3 anni mai una sufficienza) con una splendida figura.
Dopo altri 2 o 3 servizi non di rilievo, verso le 4:05 arriva in sede una chiamata del 118: ci esorta a partire in codice rosso per un sospetto incidente stradale su una statale in periferia; un camionista di passaggio aveva notato in strada alcuni pezzi di macchina ma non sapeva se fossero di un incidente precedente o meno e non sapeva se effettivamente ci fosse una macchina finita fuori strada. Partiamo di gran lena in sirena spiegata e dopo 5 minuti siamo sulla statale. Controlliamo ai bordi della strada se c'è una macchina incidentata, dopo 300 metri ci accorgiamo, con la coda dell'occhio, che effettivamente ce n'è una. Inchiodiamo e scendiamo repentinamente. Lo spettacolo che ci troviamo di fronte è da pelle d'oca: un auto semidisintegrata appoggiata sulla fiancata sinistra e accartocciata su se stessa.
Altri 2 passi e un'altra scena da brivido: una persona seminuda girata di schiena dentro a un piccolo canale con la testa immersa dentro l'acqua. Dalle condizioni dell'auto e dalla dinamica dell'incidente si capisce subito che quella persona è deceduta. Non si sa se sia morta sul colpo per il devastante impatto o se sia morta in seguito per annegamento. Proviamo a percepire il polso carotideo ma l'unica cosa che avvertiamo è il freddo cadaverico di quel corpo senza vita. Dopo 10 minuti arriva anche l'automedica che non può far altro che constatare il decesso; solleva la testa del cadavere e si capisce che è un uomo di circa 35-40 anni.
Abbiamo provato a costruire la dinamica insieme ai vigili del fuoco. Sembra che la macchina andasse molto forte, almeno ai 160 all'ora; forse per un colpo di sonno, è uscita di strada 150 metri prima del punto di ritrovamento, poi sembra che abbia trovato qualcosa nel suo tragitto che l'ha fatta impennare per aria, si è schiantata a terra a ridosso del fosso con l'anteriore, ha cominciato a capottare e ha travolto una costruzione in muratura (completamente distrutta) che proteggeva la pompa dell'acqua del canale, per poi finire la sua folle piroetta 20 metri più avanti, in mezzo a un campo non coltivato. La cosa che mi ha impressionato di più è stata la casualità: con tutto lo spazio che c'era attorno, l'uomo è finito proprio dentro al canale, e anche se fosse sopravvissuto all'impatto sarebbe comunque morto annegato in pochi minuti. Così anche la pur minima speranza di salvezza si è spenta, in un gioco di leggi fisiche che hanno voluto che il corpo atterrasse proprio dentro al canale con la testa rivolta verso il basso. E così mi sono immaginato quanto deve essere brutto morire in quel modo, di notte, da solo, con la testa dentro a un fosso; mi sono venuti i brividi, brividi che tuttora ho e non c'è sonno che tenga, non importa se ho fatto due notti consecutive e alle 12 ho un'importante riunione, questi sono fatti che ti sconvolgono la mente, ti fanno pensare a come la vita sia fugace, a come possa andar via in un secondo, a come si può incontrare la morte alle 4 di notte su una squallida strada statale non illuminata.
Mentre curiosiamo tra i rottami disparsi in un raggio impressionante, notiamo un particolare davvero agghiacciante: la ruota anteriore destra era in realtà un ruotino di scorta, con il quale non si potrebbe mai superare i 60 km/h. Mi dispiace dirlo ma se voleva ammazzarsi ci è riuscito.