lunedì 18 dicembre 2006

UNA RAGAZZA

Era il 1° maggio 2006. Come ogni anno, la mia lista universitaria aveva organizzato un pullman per il concerto di Roma ma questa volta il ruolo di responsabile era toccato a me. Portare a Roma 60 persone sconosciute non è una cosa così semplice come può sembrare in un primo momento. Raccogliere i soldi, contare le persone, dare indicazioni sull’ora e luogo di ritrovo è una rottura di scatole davvero incredibile, soprattutto per uno come me che ha zero senso dell’orientamento.


Quel giorno, sul pullman, non conoscevo proprio nessuno. Gli altri amici della lista universitaria avevano disertato a tradimento qualche ora prima della partenza lasciandomi completamente solo nella gestione del pullman. Nessuno mi aveva insegnato come si faceva, così inventai. Raccolsi i soldi, poi partimmo.


Dopo un'ora di viaggio proposi di guardare un film. Lessi i titoli disponibili a gran voce prestando attenzione alla reazione del gruppo, così capii che i due film più gettonati erano Taxxi 3 e Madagascar. Il primo era richiesto a gran voce dal fondo pullman, l’altro era la prima scelta di un gruppetto di ragazze che mi ipnotizzavano con i loro dolci occhioni da cerbiatte. Scelsi di accontentare il gentil sesso; piovvero fischi da chi non approvava la mia scelta. Proprio in quel momento una ragazza dai lunghi capelli biondi, una di quelle degli occhi da cerbiatta, venne a parlarmi con tono molto deciso: "Ciao dì all'autista se possiamo fermarci al primo autogrill dopo Firenze. Dobbiamo caricare una mia amica". Risposi che andava bene, anche se mi lasciò un po' perplesso il modo in cui me l'aveva chiesto; mi sembrava, a primo avviso, un tono non molto gentile, ma decisi di non farci caso. Aspettai che la ragazza tornasse al suo posto, poi visto che faceva caldo mi tolsi la felpa e cominciai a vedere il film che nel frattempo l'autista aveva appena avviato.


Arrivammo, scendemmo dal pullman e i 60 baldi giovani si dissolsero in piccoli gruppetti; rimasero a parte 10 ragazzi che, fedeli al loro capopullman, mi affidarono il compito di guida (reale e spirituale) e mi esortarono a condurli per le vie di Roma fino all'agognato concerto. Fu una giornata particolarmente felice, feci conoscenza di tante persone e per tutto il concerto mi sentii tra loro come se li conoscessi da anni. Alle 22:30 conminciammo ad avviarci a piedi verso la metro per raggiungere il pullman, che era rimasto a parecchi chilometri di distanza, poi a mezzanotte precisa ripartimmo.


Dopo neanche venti minuti di viaggio l'autista si dovette fermare perchè la vescica di molti passeggeri aveva raggiunto dimensioni più consone alla patologia che alla fisiologia. Mentre scendevo dal pullman, la ragazza bionda mi ringraziò per aver caricato la sua amica a Firenze, poi si presentò: "Mi chiamo Federica". "Piacere Matteo" le risposi. Era carina, aveva due grossi occhioni e una splendida chioma bionda, dei lineamenti molto forti, ma la cosa che mi aveva colpito particolarmente di lei era stato il modo di fare, così diverso da quello che avevo visto quella stessa mattina. Qualche altra frase di convenevole del tipo cosafainellavita scienzeinfermieristiche ahiomedicina daicivediamodopo e poi subito andai verso l'autogrill per rifocillarmi. Dopo 5 minuti tornai verso il pullman e mi accesi una sigaretta. La ragazza bionda (si chiamava Federica? Boh, non ne ero sicuro... maledetta memoria) era ancora lì e mi riprese: "Ma cosa fai, fumi? Cioè dai, un medico che fuma?". Effettivamente aveva ragione.


Matte: "Ma io fumo poco"


Ragazza bionda: "Se se dicono tutti così"


Matte: "Ma è vero!! Aspè com'è che ti chiami? Federica?"


Ragazza bionda: "Ma BRAAAAAVO!! Ti ricordi anche il mio nome!!" (con tono sarcastico).


(Insomma la memoria non è il mio forte, non è colpa mia!)


Matte: "Beh ti sei divertita oggi?"


Fede: "SSe, mi sono proprio divertita"


Matte: "Allora cara infermiera le piace il suo corso di laurea? Mi dica qualcosa di più sui suoi studi" (domanda "appezzo", ora la faccio parlare un po', alle donne piace parlare, magari le riesco pure a scroccare il numero di telefono)


Fede: BLA BLA BLA BLA BLA BLA (l'avevo detto che alle donne piace parlare)


Matte: "No sai, te l'ho chiesto perchè sono un rappresentante degli studenti e mi è utile sapere com'è la situazione a infermieristica" (sì certo, proprio per questo, mica perchè la vuoi impezzare per chiederle di uscire...)


Fede: "Ah sì? Ma che bravo che sei rappresentante" (sprecati un po' di più con i complimenti se vuoi, eh!)


Matte: "Comunque dai, ti lascio il mio numero così se hai bisogno di un rappresentante sai chi chiamare"


Fede: "Ah OK! Dai dimmi"


Matte: "33XXXXXXXX..." (Poi, dal nulla, tiro fuori il mio coraggio) "Dai dammi anche il tuo.. così ti invito a uscire con me se ti va"


(Questa ora mi dà l'ennesimo "due" che dovrò aggiungere al mio famoso "mazzo due di picche" che custodisco gelosemente a casa.. ma cosa mi è saltato in testa?)


Fede: "Va bene, va bene, dai... scrivi!!!"


C'ero riuscito. Mi aveva dato il suo numero. Risalimmo sul pullman, ognuno al suo posto tranne lei che rimase a chiacchierare al mio fianco, in piedi, per tutto il viaggio di ritorno. Pensavo che volesse parlare ancora per 5-10 minuti e invece.. parlammo di tutto, dall'università ai piccioni, i volatili che io pensavo che non si mangiassero e invece lei diceva di sì, perchè aveva un allevamento di piccioni di fianco a casa sua, ma io non riuscivo a immaginare a cosa servissero i piccioni e così l'unica cosa che mi venne in mente era che venissero addestrati come piccioni viaggiatori come si sente nelle fiabe o nelle leggende e lei rise, rise e non stava mai zitta, parlava a macchinetta ma non era logorroica come si potrebbe pensare, era chiacchierona ma non sgradevole. Tutto il pullman dormiva ma lei parlava ad alta voce, e io ogni tanto le facevo "SSSSSSHHH!!!" e lei faceva "Ssssshhhhh" e dopo 30 secondi che parlava ritornava allo stesso volume di prima. A metà viaggio si sedette sulle mie ginocchia e continuammo a parlare fino alle 4, ininterrottamente. Io le dicevo di stare un po' zitta ma lei continuava imperterrita: sembrava che avesse sempre qualcosa da dire e andava a finire che senza volere mi ritrovavo catapultato in un nuovo interessante discorso. Arrivati a Modena, ci demmo i rituali due bacini (o tre?) e ci salutammo.


Due giorni fa io e la Fede abbiamo fatto sette mesi insieme.


Potrei raccontarvi che lei accettò di uscire con me perchè l'avevo colpita nel leggere la lista dei film e perchè, quando mi tolsi la felpa, mi tenni stretta con una mano la t-shirt che avevo sotto per non scoprirmi, così da non far vedere il torace o la schiena alle altre persone.


Potrei raccontarvi di quando la incontrai "per caso" qualche giorno dopo e la feci arrossire quando le dissi che secondo me era venuta lì apposta per incontrarmi, e che poi le feci notare che era arrossita e che lei arrossì ancora di più fino a diventare di color rosso pomodoro.


Potrei raccontarvi di quando uscivo contemporaneamente con la Fede e con un'altra ragazza molto carina e non sapevo quale scegliere delle due perchè mi piacevano entrambe.


Potrei raccontarvi di quando la Fede mi portò a fare un giro in bicicletta e si fece caricare da me anche se avevamo due bici a disposizione.


Potrei raccontarvi che scelsi la Fede tra le due proprio per quel giro in bicicletta.


Potrei raccontarvi del nostro primo bacio, così passionale e intenso per lei ma così orribile per me che quasi pensai di ritornare da quell'altra.


Potrei raccontarvi che quel primo bacio non si ripetè più, ma fu seguito da baci sempre più meravigliosi.


Potrei raccontarvi la nostra prima volta insieme, la nostra vacanza, gli sguardi intensi, i miei strippi, la sua laurea, le carezze sulla pancia, i suoi gatti, i baci col ciocco, gli occhi a cuoricino, gli opposti che si attraggono.


Potrei raccontarvi, cari lettori, ma tutto quello che viene dopo i piccioni è un'altra storia.

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