giovedì 13 aprile 2006

IL PEGGIORE TRA I MIGLIORI

Eccomi qua, dopo un lungo periodo di assenza dal blog. Non ho avuto un attimo di tempo libero, ora come ora mi trovo in biblioteca medica e sto aspettando di andare in sala operatoria per fare da assistente a due interventi: laparoscopia esplorativa di una paziente del reparto di malattie infettive (non so neanche quale sia il sospetto diagnostico) e una presunta peritonite con Blumberg positivo soprattutto in fossa iliaca destra. E' un periodo strano per me, vivo alla giornata, ho l'umore abbastanza alto. Sto uscendo con una tipa bisessuale fuori di testa ma non cerco la storia seria e tanto lo so come andrà a finire. Lei si prenderà una cotta per me e anche stavolta tutto finirà con un nulla di fatto, come accade da 2 anni e mezzo a questa parte.


Durante la mia breve esistenza in questo mondo ho sempre cercato di dare un senso alla mia vita, di farmi un progetto a lunga scadenza e di non prendere mai di istinto una decisione che potrebbe segnare per sempre la mia vita. Così in questo periodo ho pensato molto alla mia tesi di laurea e alla fatidica domanda: "Cosa farò da grande?". Sono entrato in crisi. La chirurgia mi piace da impazzire ma mi rendo conto che è una delle branche più difficili della medicina; bisogna essere portati e ci vuole testa, mano, spirito, sacrificio e tanto coraggio. Così mi sono chiesto se posso farcela, se sono in grado di diventare un buon chirurgo. Non lo so. Non posso saperlo. E' un rischio enorme, un rischio che può segnare per sempre la mia vita: se fosse la scelta sbagliata sarei rovinato. Il reparto in cui mi trovo di certo non mi aiuta a prendere questa difficilissima decisione; mi sento un completo ignorante, faccio alcuni errori, non ho ancora imparato a dare i punti come si deve, mi sento imbastito, a volte addirittura fuori luogo, non so come muovermi e le persone che mi potrebbero dare una mano lo fanno molto raramente. Ma quali sarebbero le alternative? Una disciplina internistica la odierei dopo neanche un mese: troppo statica, mi romperei le scatole immediatamente. Un'altra disciplina chirurgica non la voglio fare: mi piace l'addome. il medico di famiglia non ci penso neanche a farlo. Anestesia? Sì bello, ma che palle tutti quei calcoli che devi fare in continuazione. Sono convinto però che se scegliessi un altro reparto sarebbe moooolto, molto più facile saltarci fuori. Ci sono discipline internistiche in cui ci sono medici che dal primo giorno di internato ti prendono a braccetto e ti tramandano il loro sapere dalla A alla Z, giorno per giorno. Il reparto in cui sono io non è così; i medici strutturati fanno fatica a spiegarti le cose, gli unici sono gli specializzandi che, poveri cristi, fanno quel che possono. E' da più di un anno che frequento chirurgia e solo ora ho preso un po' di confidenza con tutti. Due giorni fa, in preda a un raptus di follia, dopo essere uscito dalla sala operatoria, ho raccontato balle cosmiche al mio prof che non era presente che mi chiedeva come fosse andato l'intervento. Gli ho detto che era stata fatta una gastroenteroanastomosi e invece era una gastroresezione atipica: ho fatto una figura di merda atomica.


Tutto questo mi porta a fare una riflessione. E' meglio essere il peggiore tra i migliori o il migliore tra i peggiori? Che badate bene, può sembrare la stessa cosa ma non lo è affatto. E' molto più difficile essere il primo che il secondo. In questi ultimi 10 anni ho sempre voluto essere il peggiore tra i migliori. Ho sfidato me stesso, mi sono portato al limite delle mie possibilità e anche oltre, ingoiando merda il più delle volte ma anche essendo lodato nelle rare occasioni in cui riuscivo a contraddistinguermi. Ho sempre scelto i percorsi più difficili, più irti di difficoltà, quelli più pesanti, quelli che cominci non sapendo se riuscirai a portarli a termine e quelli che ti stressano l'anima nel profondo. Ho scelto i percorsi più difficili per la carriera, in famiglia e persino con gli amici. Così, per me, scegliere un'altra specialità significherebbe essere il migliore tra i peggiori, non nel senso stretto dell'espressione ma solo ed esclusivamente per me, per quello che desidero. Significherebbe scegliere la strada più facile e per me rappresenterebbe una sonora sconfitta.


Devo trovare la forza, devo assolutamente trovarla, per scegliere definitivamente chirurgia come specializzazione. Voglio nuovamente tornare a essere il peggiore tra i migliori. Lo voglio con tutte le mie forze, per poter dire, alla fine del percorso, che anch'io ce l'ho fatta.

14 commenti:

  1. perchè tutte queste valutazioni? Il primo posto sul podio altrimenti abbandonare la gara appena prima della fine per non arrivare ultimi. E farlo solo perchè ti va e basta e perchè ti piace e basta senza starci a pensare troppo?

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  2. "Ci sono discipline internistiche in cui ci sono medici che dal primo giorno di internato ti prendono a braccetto e ti tramandano il loro sapere dalla A alla Z, giorno per giorno"



    Dimmi dov'è questo paradiso, perchè io a medicina interna non trovo manco uno specializzando disposto a seguirmi (o a farsi seguire), figuriamoci un medico! :P

    E' così, dappertutto, non credere che chirurgia sia più fetente delle altre branche: lo è solo in modi diversi.

    Quanto alla tua domanda: "E' meglio essere il peggiore tra i migliori o il migliore tra i peggiori?"

    spero di non essere offensiva (non è affatto mia intenzione) ma mi sembra fuori luogo. Chi sono i "peggiori" e chi i "migliori"? E in base a quale criterio li giudichi tali? In medicina non esistono branche "minori" e "maggiori", nè tantomeno "peggiori" e "migliori".

    Valuta pro e contro e poi scegli la strada che ritieni più idonea ai tuoi desideri e alle tua capacità, come è giusto che sia, ma non tirare in ballo inopportuni giudizi universali :P

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  3. no naimab, sceglierei mille e mille volte di arrivare ultimo a una gara di serie A piuttosto che arrivare primo in una gara di serie B. La parola ritiro non compare nel mio vocabolario: si lotta fino alla fine, sempre. Fai presto a dire di decidere a cuor leggero, senza pensarci troppo. Una volta scelto non si torna più indietro.

    Verdeluce, sono stato frainteso. Me lo aspettavo. Dico che PER ME, ed esclusivamente PER ME, rinunciare a chirurgia per fare una branca internistica sarebbe una sconfitta e le parole "migliore" e "peggiore" vanno astratte dal loro significato comune per introdurle in un contesto a se stante. Non ho mai pensato che esistano branche mediche di serie A e branche di serie B, o almeno, se proprio vogliamo dirla tutta, ne esistono di più facili e di più difficili. Prendi medicina dello sport rispetto a medicina interna.. Non so come sia nella tua città, ma nella mia ho visto più di una volta specializzandi o addirittura medici strutturati dei reparti internistici che avevano uno splendido rapporto con gli studenti; e non ho visto solo un caso, ma tanti, tanti casi. Quando ho fatto l'internato in medicina oncologica mi sono trovato benissimo, per non parlare del tirocinio volontario in PS medico. E invece tassativamente tutti i tirocini obbligatori nei reparti chirurgici sono stati terribili: urologia, chirurgia generale, ginecologia... C'è un rapporto diverso, un'umanità diversa, un modo di fare diverso. Non volevo offendere la sensibilità di nessuno, spero che tu sia riuscita a capire quello che volevo intendere quando ho scritto il post. E ripeto, a scanso di equivoci, che in medicina tutte le branche sono di eguale importanza.

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  4. E poi scusa, sei tanto sicuro che essere un bravo ematologo o un bravo immunologo o un bravo clinico sia tanto più facile che essere un bravo chirurgo?

    Sei tanto sicuro che saresti davvero il "migliore" fra quelli che consideri con tanta leggerezza "i peggiori"?

    Mi spiace essere così secca, ci commentiamo a vicenda da un po' e credo che ormai tu sappia che non è assolutamente mia abitudine saltare in testa alle persone, però questa tua distinzione mi sembra (scusa la franchezza) presuntuosa e molto, molto leggera :P

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  5. ho lasciato il secondo commento mentre tu scrivevi il tuo, per cui non avevo ancora letto la tua risposta. Quel semplice "per me" cambia molte cose e sicuramente rende il discorso meno indigesto.

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  6. Uhm, vedo che il tuo commento era stato scritto alle 23.56... o splinder fa casino con A.M. e P.M o sono io che non l'avevo visto.

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  7. porca miseria, ti ho fatto davvero incavolare... Scusami Verdeluce. Ci sono internisti che battono tutti gli altri medici, in fondo per fare il loro lavoro devono conoscere una miriade di informazioni. Credimi però che non volevo denigrare il mestiere di nessuno, il mio era un discorso totalmente personale e forse dovevo lasciar perdere le parole migliore e peggiore che usavo in passato per esprimere altri concetti diversi da questo. Scusami ancora se ti ho fatto arrabbiare, ma le mie parole non volevano offendere il lavoro di nessuno nè tantomeno la bravura e le capacità degli internisti, che stimo tantissimo. In fondo anche il Dr. House è uno dei miei idoli...

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  8. No, sono io che mi vergogno per i toni bruschi che ho usato: il fatto è che, pur non sapendolo, hai toccato un nervo scoperto... nel senso che leggendo il tuo post mi è sembrato di sentire i discorsi dei miei colleghi, tutti così impegnati a dividere le specializzazioni in "prestigiose" e "sfigate" da aver dimenticato che condizioni indispensabili per imparare qualcosa (di medicina e non) sono proprio l'umiltà e il rispetto reciproco.



    "non volevo denigrare il mestiere di nessuno, il mio era un discorso totalmente personale e forse dovevo lasciar perdere le parole migliore e peggiore"



    Dopo la tua precisazione l'ho capito che si trattava di un discorso personale e distante anni luce da quello che io temevo: è per questo che mi scuso per essermi accalorata così ed esserti saltata in testa ingiustamente -_-;

    Mi permetto però di dire che sì, le parole "peggiore" e "migliore" sarebbe meglio lasciarle da parte la prossima volta... o almeno accompagnarle ad un "per me", che non costa nulla e chiarisce a priori tante cose :)

    Ti lascio un abbraccio, e ancora scusa :*

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  9. consapevole che non è proprio la stessa cosa posso dirti che anche io ho sempre scelto la strada meno facile.tipo studiare russo invece che spagnolo che m'avrebbe permesso di dormire sogni tranquilli.studiare tre lingue allo stesso livello invece che due!e scegliere lingue perchè mi piaceva anche se ero portata più per altre facoltà!a volte è frustrante non poter essere la migliore.e mi sento nel posto sbagliato.ma rimane una sfida e la cosa che amo!in bocca al lupo!

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  10. caro kenzus, non posso dire di capirti totalmente in quanto la chirurgia dell'addome non la amo molto, ma visto che praticamente mi piace qualsiasi cosa faccia (tranne dermatologiae poche altre cose) posso cercare di arrivare a sfiorare il tuo sentimento di lacerazione mentale (azz). Per quanto mi riguarda, sarà banale, ma credo che bisogna sempre cercare di dare il meglio, di giocarsi il tutto per tutto. A volte anch'io penso che sarebbe + facile prendersi un alaurea e starsene a fare il medico di base (cosa molto impegnativa se fatta bene), ma so che non è nella mia natura arrendermi. Quando penso che ci sono molte persone che concorrono al mio traguardo mi dico sempre:"Se fossi in loro avrei paura di me"....come avrai capito in questi anni, a medicina non conta molto la vera e propria intuizione e l'intelligenza mirabolante, quanto magari è importante la dedizione, la tenacia, il non mollare e credo che tu, se ti ci metti, puoi farcela!

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  11. E' molto difficile per tutti fare scelte impegnative per il proprio futuro. Solitamente, quando dalle superiori si passa all’università, i diciannove anni portano a fare scelte sulla base delle proprie aspirazioni e inclinazioni, per di più solitamente, a meno che non si abbia qualche esempio in casa o tra gli amici, sulla base di ciò che “si immagina” di quel lavoro o di quella facoltà, e difficilmente ciò che si immagina a quell’età coincide in effetti con la realtà delle cose. (Ancora una parola in “à” e vado a costruirmi la casetta in Canadà, giuro ;-) ).



    Quando si sta portando a termine un percorso universitario, le prospettive cambiano e si ha una consapevolezza diversa...inoltre la questione si fa sempre più concreta e verosimilmente “compromettente” per la propria intera vita.



    Il mio punto di vista, caro Kenzus, tende ad avere una sfumatura di concretezza e a cambiare leggermente l’angolo di osservazione della questione, forse perchè ho maturato qualche anno di vita nel mondo del lavoro, e sono già molto ma molto stanca di vivere una situazione di precarietà che non mi permette di guardare con serenità al futuro. Compatibilmente con le tue inclinazioni, questo è necessario, se esistesse qualche specializzazione che non ti dispiace e che ti dà qualche possibilità in più di occupazione (dato che, se non ricordo male, qualche tempo fa dicevi che la chirurgia dell’addome è un po’ “inflazionata”), io fossi in te ci farei qualche riflessione. Non ti sto dicendo cinicamente “va’ dove ti porta il denaro”, penso solo che possa valere la pena introdurre, tra le variabili che influiranno sulla scelta, quella relativa alle prospettive di occupabilità, se ci sono delle differenze in questo senso tra le diverse specializzazioni. Se così non fosse, allora tanto vale scegliere la strada sì più difficile, ma anche la più stimolante e per te appassionante...partendo dal presupposto che, se si devono fare dei sacrifici (e quelli chiaramente sono da mettere in conto a prescindere dalla strada scelta), farli per qualcosa che piace è certamente meno frustrante che sostenerli per raggiungere un obiettivo che non convince...E considerando anche che la passione colma tante lacune e ci spinge a cercare di migliorarci continuamente, mentre quando si fa qualcosa per dovere si aspira giusto alla sufficienza o poco più.



    Le tue riflessioni, caro Kenzus, lasciano pensare di te che tu sia una persona estremamente idealista, nel senso buono del termine, nel senso che hai degli ideali e dei valori che ti guidano nelle tue scelte e nella vita in generale, e questa è una cosa massimamente preziosa per una persona, dal mio punto di vista. Fossi in te, però, terrei in considerazione il fatto che la vita, a volte, ci impone anche di dare un ordine di priorità agli ideali, purtroppo, ed eventualmente di sacrificarne in parte uno per dare maggiore possibilità di realizzazione a un altro. Fortunatamente, il più delle volte abbiamo la possibilità di scegliere questo ordine; sfortunatamente, si tratta di una scelta (a volte di una scommessa) alquanto complicata.

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  12. Il peggiore dei migliori, il migliore dei peggiori? oddio..e chi la fa la classifica? Chi lo dice che arrivi uno o che arrivi due o che arrivi in fondo ? Io penso che non sia il ragionamento adatto, in questo concordo parzialmente con VerdeLuce, non c'è una disciplina meglio di un'altra e non è un telefilm che i chirurghi sono quelli coi muscoli che fanno i rutti e gli internisti quelli sfigati che fanno la collezione di farfalle, ovvero sostanzialemente trattasi di stereotipi durissimi a morire a cui spesso (purtroppo..) le persone tendono ad adeguarsi -vuoi per inconsapevole spirito del branco, vuoi per altri motivi a me non noti- e allora si che viene fuori questa welthanshaung luogo comunue-dipendente nella cui ottica il chirurgo è quello fiko che sà mette le mani dappertutto, l'internista è un poro cojone, e i dermatologi? Ah si dove li mettiamo? Beh nell'inserto umoristico dell'ospedale, insieme agli oculisti e agli psichiatri.. Ah gli psichiatri? Ma che sò medici..maddai!! Robba che uno spichiatra davanti a una diarrea se caga sotto lui e chiama il 118. Ecco una persona intelligente e preparata come te spero ne sia del tutto immune da tali stronzi luoghicomumidemmerda, anche se il luogo comune tenta, eh si che tenta, tenta tutti.

    Si, lo so che non intendevi questo, che intendevi altro, che intendevi una sfida con te stesso, ma ho voluto precisare, per amor di rigore: e non pensare che io mi sia incazzata o altro, è solo un confronto edificante, nonchè stimolante, di idee.

    Io credo che non esista la serie A e la serie B, la coppa dei campioni e il torneo della parrocchia, assolutamente no! Però penso che esiste sempre un Piano A: e scegli il tuo, sceglilo bene, che la gioventù è sempre una cattivissima consigliera per tutti noi, e poi perseguilo con le unghie e con i denti, come se un Piano B non esistesse, questo si.

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  13. Dalla lettura del tuo post è giunta una parolina alla mia mente --> M A S O C H I S M O .

    In bocca al lupo. Ce la farai, tanto si è capito di che pasta sei fatto... ;-)

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  14. Chiedo scusa a tutti i commentatori per il ritardo con cui commento i vostri commenti (che bel gioco di parole).

    - Verdeluce: un abbraccio anche a te cara Verdeluce. Non 6 te che mi devi chiedere scusa, sono io che lo devo fare per non essere stato chiaro.

    - Fasty: grazie per questo esempio. Mi è stato utile!

    - Black: grazie anche a te Black, le tue parole mi caricano particolarmente!

    - Scarlet: e qua il discorso si fa complicato. Premetto che ho particolarmente gradito il tuo commento perchè hai dimostrato di aver capito come sono fatto e che appena avrò un po' di tempo risponderò al tuo msg privato. Sei entrata in un argomento parecchio difficile da affrontare, che tra l'altro si può affiancare a uno dei miei vecchi post sui sognatori. Sì, Scarlet, sono un idealista e probabilmente lo sarò tutta la vita. Quando i miei ideali e i miei sogni si scontrano con la realtà sto male, soffro, ma meno di altre persone. Ciò mi fa apparire come un ragazzo debole quando in realtà mi sento più forte di tanti altri.

    Potrei scegliere ginecologia: in effetti mi piace anch'essa, potrei fare un casino di libera professione, ma non è come chirurgia d'urgenza.

    In effetti chi me lo fa fare di intraprendere chirurgia d'urgenza? Chi me lo fa fare di farmi il culo per 6 anni, sorbirmi turni massacranti da 15 ore consecutive, lavorare anche la domenica e tutti i festivi? Chi me lo fa fare, sapendo che alla fine della specializzazione probabilmente prima che riesca a trovare un posto di lavoro dovranno passare almeno 5 anni? Chi me lo fa fare, sapendo che non potrò mai fare attività extraospedaliera? Chi me lo fa fare, sapendo che anche quando avrò 60 anni dovrò avere lo stress delle reperibilità di notte? Chi me l'ha fatto fare, da studente, di offrirmi come allievo volontario non pagato e di farmi 4-5 turni al mese 8-20 (e anche oltre) festivi compresi più la reperibilità di notte?

    Il cuore è la risposta, e non c'è bisogno di aggiungere altro.

    - Epi: gli stereotipi sono duri a morire, durissimi.. Mi è piaciuto da matti il tuo esempio degli internisti che collezionano farfalle e i chirurghi muscolosi che ruttano. Se scelgo il piano A lo porto a fondo: non mi arrendo.

    - Kucciola: grazie per il complimento cara, ti meriti un bacione..

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