sabato 29 ottobre 2005

ABOUT ME

Mi sono reso conto che una persona che legge questo blog può pensare che io sia un pazzo fanatico che pensa solo all'università. Nulla di più errato. Nella mia vita la medicina occupa una fetta importante, è vero, ma non sono una secchia, mai lo sono stato e mai lo sarò. Tanti bloggers partono a scrivere un diario personale senza presentarsi minimamente; allora, per capire come prima cosa se è un maschio o una femmina, cominci a leggere dal primo post, e non ci cavi un ragno dal buco. Poi vai avanti a leggere, capisci il sesso del blogger, ma non sai cosa fa nella vita, quanti anni ha e dove vive.


5 minuti fa volevo scrivere qualcosa su di me, ma ora non ne sono tanto sicuro. Il bello di tenere un diario online è affascinare il lettore con i propri pensieri. In questo modo esso va avanti nella lettura, sennò passerebbe ad altri blog più interessanti. Se volete scoprire chi sono, quindi, leggete.

mercoledì 26 ottobre 2005

LEGGENDE UNIVERSITARIE

Copio e incollo da un blog che ho trovato stasera per caso alcune divertentissime gag universitarie.. Alcune penso siano successe sul serio.


Il docente consegna allo studente una lampadina e gli domanda:
"Quanto consuma?". Lo studente legge le scritte sulla lampadina e dice "60 Watt."
Il docente allora gli dice: "No, in mano sua non consuma proprio un bel niente.
Ritorni la prossima volta."
Attribuita a un docente di Elettronica del Politecnico di Torino.

Esame di anatomia, scena muta sugli organi genitali femminili. Il professore, sadicamente, dice con disprezzo allo studente:
"Guardi, le do 20.000 lire, lei stasera tardi va nella zona del porto e vedrà quante signorine le spiegano volentieri queste cose..."
Lo studente incassa (in tutti i sensi) e torna all'appello successivo.
Conquistato un soffertissimo 18 e firmato lo statino lo studente mette 10.000 lire in mano all'incredulo professore, commentando: "Sua moglie prende di meno."
Accaduta a: Genova, facoltà di Medicina. Una variante è attribuita anche al professor Trevisan, Analisi per Ingegneria, Università di Padova.

Professore: È in grado di dirmi quale organo dei mammiferi riesce, una volta eccitato, a raggiungere dimensioni pari a sei volte le dimensioni dell'organo a riposo?
Studentessa (nota appartenente a C.L.) (arrossendo terribilmente):
Non saprei...
Professore: Non lo sa proprio? Ci pensi, non è difficile!
Studentessa (sempre più a disagio): Non mi viene in mente niente...
Professore: Su, pensi alla vita di tutti i giorni...
Studentessa (in grave imbarazzo): Beh...
Professore: Forza signorina, si butti!
Studentessa: Il pene?
(Scoppia un boato nell'aula)
Professore (calmissimo): Complimenti a lei e al suo fidanzato, signorina. Comunque l'organo è la pupilla.
Riferita come raccontata da due persone che all'epoca dei fatti
(primi anni '90) erano assistenti di un docente alla facoltà di Biologia
a Milano.

Si racconta di un professore con l'abitudine di usare un intercalare piuttosto volgare durante le lezioni. Un giorno le ragazze che seguivano il suo corso, esasperate, si misero d'accordo per uscire in blocco dall'aula alla prima parolaccia che il professore avesse pronunciato; i ragazzi, però, vennero a conoscenza della cosa e riferirono tutto al professore. Così il professore il giorno dopo entrò in aula dicendo:
"Ho visto fuori dalla porta un elefante con un cazzo lungo così!".
Immediatamente, come d'accordo, le ragazze si alzarono e fecero per andare verso la porta, ma lui le bloccò dicendo: "Non correte, è già andato via..."
Attribuita al professor Paolo Silvestroni, autore del famoso testo di Chimica Generale.

Esame di Fisica:
Professore: "Mi parli della Legge di Gravitazione Universale"
Lo studente comincia a riempire la lavagna di formule, quando ad un tratto il professore raccoglie i libri e il libretto dello studente e li getta dalla finestra, commentando:
"Bene, secondo quello che ha scritto, adesso dovrebbero tornare su da soli!"
Modena, facolta' di Ingegneria

Esame di Analisi:
Una studentessa molto carina, truccatissima e vestita in maniera MOLTO disinibita, sostiene l'orale di Analisi I. Una volta registrato il voto, la studentessa con aria da diva, si accende una sigaretta in aula e fa per andare... Il professore, mentre la sudentessa fa per alzarsi, esclama: E come disse Enea salpando "ti saluto Troia fumante"!!!
Modena, facolta' di Ingegneria


Esame di Citologia:
Professore: Mi dica, giovanotto, qualcosa del tessuto vaginale.
Studente: Il tessuto vaginale è cigliato e...
Professore: Mi scusi, ma ne è sicuro?
Studente: Sì è cigliato!
Professore: Non ricorda neppure un proverbio che ho citato al riguardo?
Studente: Ma veramente...
Professore: La devo bocciare, ma si ricordi: dove passa il treno non cresce l'erba.
Sentita a Parma, Facoltà di Medicina e Chirurgia
. (e anche il mio prof. di anatomia l'ha ricordato a lezione)

Una giovane e bella studentessa va alla lavagna per sostenere l'esame di Idraulica.
Il professore le dà un gesso in mano, quindi dice: "Bene, signorina, dunque, vediamo un po'... Ecco, sì, mi faccia una pompa!".
L'aula esplose di applausi...
Sentita a Genova.

Si racconta che durante una lezione di chimica un professore sia entrato in laboratorio con in mano un barattolo pieno di piscio dicendo:
"Due buone qualità per un chimico sono ingegno e concentrazione. L'ingegno vi potrebbe far scoprire che un metodo semplice per scoprire la presenza di zuccheri nelle urine e' assaggiarle". Detto questo mette un dito nel piscio e poi lo lecca. "Qualcuno vuole provare?" Uno studente che non crede che quello sia piscio ci mette dentro il dito e lo lecca, sentendo che era proprio piscio. Alché il professore continua: "La concentrazione invece vi potrebbe far scoprire che ho immerso il medio e ho leccato l'indice."


C'e' un professore di non so quale materia (anatomia forse..) che si diverte a mettere in imbarazzo le studentesse. A una ragazza chiede: "Cos'e' quella cosa che lei ha e io no... che lei sa usare bene
e io no... da cui trae piacere e io no...".
La ragazza : " Il cervello..."
sentita a: Medicina a Novara


Durante una lezione alla Facoltà di medicina, il professore sta tenendo una affollata lezione sulla composizione chimica dello sperma umano. Dopo aver illustrato che nella composizione è presente del glucosio una ragazza alza la mano per una domanda:
"Mi scusi professore: lei sta dicendo che nello sperma umano c'è dello zucchero. Bene, ma se c'è dello zucchero, come mai non è dolce?"
Dopo un momento di silenzio l'aula intera scoppia in una fragorosa risata che dura parecchi minuti. La ragazza, paonazza, raccoglie tutta la sua roba e scappa dall'aula.
Il professore dopo un pò dice: "Lo sperma non è dolce perchè le papille sensibili al dolce sono sulla punta della lingua e non dietro, vicino alla gola."

1 - ISTOLOGIA ED EMBRIOLOGIA (2° parte)

Com'era difficile. Il primo esame non si scorda mai. Mi trovavo a studiare cose che non avevo mai affrontato minimamente alle superiori. L'esame si componeva in 3 parti (citologia, istologia, embriologia), era orale e si doveva passare 2 prof. La citologia è lo studio della cellula, cioè la sua struttura e i suoi organelli, l'istologia è lo studio dei tessuti, l'embriologia è lo studio dello sviluppo dell'embrione. Quando studiai come si forma un essere umano, non ebbi più dubbi dell'esistenza di un'entità superiore alla nostra chiamato comunemente "creatore". E' un meccanismo così perfetto, calcolato e preciso che fa rabbrividire; ma ci pensate? Da una cellula si forma un organismo, cioè un'insieme di vari tessuti diversi! Da una cellula...


Una riflessione sull'embrione, sul feto e sull'aborto



Sull'embrione (dal concepimento all'8° settimana)


La biologia dimostra che la vita di un nuovo essere umano inizia nel momento della fecondazione, ossia nella fusione tra lo spermatozoo del maschio e l'ovulo della femmina. L'unione di 23 cromosomi del gamete maschile con 23 cromosomi del gamete femminile produce una nuova cellula di 46 cromosomi. «Questa cellula viene chiamata zigote; essa contiene un nuovo codice genetico, che produce un individuo differente dal padre e dalla madre e da ogni altra persona nel mondo». Ciò avviene dalle 12 alle 18 ore dopo il rapporto sessuale.



Il bimbo appena concepito ha il proprio patrimonio genetico, distinto da quello del padre e della madre. Sul piano biologico, lo zigote non è affatto un essere impersonale, ma è lui o lei in miniatura, poiché la sua monocellula è maschile o femminile. Lui o lei è già un essere umano nuovo, unico e completo.


Unico, perché non è mai esistito in passato e non esisterà mai più in futuro un essere identico a lui. Come affermano i medici Landrum Shittles e David Rorvik, «il concepimento conferisce la vita rendendola una vita unica nel suo genere».

Completo, perché il codice genetico (genotipo) dello zigote contiene l'informazione su tutte le caratteristiche del nuovo essere umano: statura, colore degli occhi, dei capelli e della pelle, eccetera. «Il genotipo - ossia le caratteristiche ereditarie di un essere umano unico -  è stabilito al momento del concepimento e resterà in vigore durante tutta la vita del nuovo individuo».

Se dunque la cellula fecondata è già un individuo umano, essa è già anche una persona umana, sebbene le sue facoltà spirituali non siano ancora sorte, forse per il fatto che l'anima non è ancora giunta a costituire la spiritualità umana. In una visione corretta della persona, infatti, l'anima non può essere contrapposta dualisticamente al corpo, ma i due elementi dell'essere umano devono essere considerati come indissolubili. Non è quindi possibile distinguere l'individuo dalla persona, immaginando uno zigote che non sia ancora essere umano; l'inizio della persona umana deve coincidere con quello della vita biologica. 


Questa nuova cellula non è solo un abbozzo di uomo?

Questo paragone è diffuso fra gli abortisti ma è evidentemente assurdo. Un abbozzo è solo un progetto architettonico, fatto su cartone, che da solo non si trasformerà mai in una casa o in un'altra struttura, per quanto lo si possa perfezionare. Per contro, il feto si svilupperà autonomamente fino a nascere e a diventare un uomo adulto, se non viene abortito. Dunque, distruggere un abbozzo non è la stessa cosa che distruggere un edificio; invece, distruggere uno zigote equivale ad uccidere un essere umano già esistente.


 


Sul feto (dall'8°settimana in poi)




 


All' ottava settimana il cuore già batte da più di un mese, cominciano ad esserci le ramificazioni bronchiali, i bronchioli; gli occhi sono a metà del loro sviluppo; le dita di mani e piedi sono già entità separate tra loro, cominciano a formarsi i dentini, il fegato è già formato per il 10%, si comincia a sviluppare il midollo osseo e continua lo sviluppo della sostanza grigia del cervello, cioè i neuroni veri e propri. Il feto ha già i quattro arti e misura 4cm dalla testa al bacino. All'ottava settimana il bimbo comincia a muoversi.


Alla decima settimana si formano l'iride e le ghiandole lacrimali. Inizia l'attività escretrice del rene, si forma la vescica. Si formano i primi centri di ossificazione nelle diafisi delle ossa lunghe.





 


Alla dodicesima settimana il feto è lungo 8 cm dalla testa al bacino, pesa 45gr. Avviene la formazione dell'ugola. Nei denti decidui si formano la papilla dentale e lo smalto. Compare l'abbozzo dei denti permanenti. Inizia la produzione della bile, continua la formazione di pancreas e intestino. I genitali esterni si differenziano in base al sesso.



 


 


Sull'aborto


La legge italiana dice che è possibile abortire fino a 90 giorni dal concepimento (tra la 12° e la 13° settimana)


Come viene praticato l'aborto mediante aspirazione?  Nel metodo mediante aspirazione, l'orifizio esterno del collo uterino viene progressivamente allargato; una cannula vuota viene introdotta all'interno dell'utero, allo scopo di estrarre il nascituro mediante aspirazione, espellendolo all'esterno. Questa aspirazione è prodotta da un apparecchio simile all'aspirapolvere domestico, ma molto più potente. La morte del nascituro viene provocata smembrandogli le braccia e le gambe. I resti fetali vengono trasformati un una marmellata sanguinolenta. Questo è il metodo più frequentemente usato. 


Come viene praticato l'aborto mediante raschiamento?  Nel metodo di dilatazione e raschiamento, un lungo strumento, la cui estremità forma un affilato cucchiaino, viene introdotto nell'utero per raschiarne le pareti eliminandone così il contenuto. Questo metodo, a volte aiutato dall'aspirazione, viene utilizzato per curare chirurgicamente le emorragie delle donne non gravide. Esso quindi non è di suo abortivo.



Fui segato anche al 2°appello alle 19:20 di sera, dopo 11 ore di attesa. Passai embriologia con 18 (mi chiese la terza settimana, la più difficile), poi mi segò la prof. di istologia e citologia sul tessuto connettivo, dopo 10 minuti di interrogazione in cui me la stavo cavando.


Voleva sapere quanto sono lunghe in Angstrom le fibre collagene.



 


sabato 22 ottobre 2005

PILLOLA DI VITA N. 2

La rotatoria provvisoria dell'incrocio via Emilia - Nuova Estense è così ben fatta che, il giorno dopo la sua inaugurazione, ci fu un gravissimo incidente in moto in cui furono coinvolti padre e figlio 15enne. Trasportati tutti e due al Policlinico, il primo morì in pronto soccorso, il secondo, grave, fu ricoverato in rianimazione. Il ragazzo rimase incosciente per tutta quella sera e la mattina successiva. Il pomeriggio si svegliò. Nessuno gli aveva ancora detto del padre. In rianimazione una radio locale gracchiava musica senza senso, poi alle 16 venne l'ora del consueto radiogiornale. La prima notizia era proprio quella dell'incidente successo la sera prima, e così il giovane venne a sapere che il padre non c'era più. Senza parole.

PROBLEMI ESISTENZIALI

Tutti hanno un tallone d'Achille: c'è chi non è abbastanza intelligente da riuscire a studiare, c'è chi è così brutto da essere preso in giro in continuazione, c'è chi non ha sostegno dagli amici perchè è fondamentalmente un pezzo di merda, c'è chi è stato abbandonato dalla famiglia per svariati motivi, c'è chi non riesce a campare col proprio stipendio, c'è chi ha la moglie o la fidanzata che lo tradisce. Il mio tallone d'Achille è l'amore. Sono un ragazzo carino (o almeno così dicono in molti), intelligente, con una brillante carriera da chirurgo davanti, una famiglia che mi vuole bene e mi sostiene, tanti amici che mi stanno affianco. Insomma non mi manca nulla a parte una cosa, che per me è la cosa più importante e senza di essa mi sento incompleto: una donna. Consideratela come volete, una fidanzata, una scopata e via, un'avventura. Mi manca perchè non sono in grado di trovarmela, non riesco a impezzare le ragazze, c'è qualcosa che mi frena e queso problema condiziona tutta la mia vita, rendendo vani tutti gli sforzi che faccio in altri campi che non siano quello dell'amore. A cosa serve provare ad affermarsi nella vita se non hai una donna di fianco? Mi sento incompleto e vorrei trovare la mia metà. Voglio responsabilizzarmi, voglio convivere con lei, diventare papà, formare una famiglia. Eppure tante ragazze continuano a preferire lo sfigato di turno con tanti soldi e cervello zero, solo perchè sono più stronzi di me e fanno cadere le loro prede nella loro rete. Le scopano poi le mollano. Vorrei essere come loro ma non ci riesco. Non sono così cinico, e non lo sarò mai. Perle di malinconia alle 3:45 dopo una festa di laurea in cui non sono riuscito a rimorchiare nessuna. Mi vergogno di me stesso.

venerdì 21 ottobre 2005

PILLOLA DI VITA n. 1

Quel pomeriggio ero reperibile in chirurgia. Non so perchè quel giorno fossi malinconico, forse per quel cielo coperto che da qualche giorno persisteva in quelle fresche giornate autunnali, ma era una malinconia di quelle positive, di quelle che servono per riflettere sulla vita. Erano le 14, il mio telefono squilla allegramente; leggo sul display "Chirurgia d'urgenza" e capisco che quel pomeriggio di inizio ottobre non lo passerò a casa, non lo passerò per strada, non lo passerò in un posto qualsiasi. Rispondo, è lo specializzando di reparto: "Tra 20 minuti in sala". Caffettino veloce, poi prendo lo scooter e mi dirigo al Policlinico fischiettando "Piccola stella senza cielo" del Liga: ero contento, mi piace andare in sala operatoria. Salgo i 5 piani di scale che mi separano dal mio armadietto, mi infilo il camice, torno al 1°piano, mi cambio e mi metto in verde, sala 4, il paziente è già nella saletta adiacente. E' un signore di circa 70 anni che era stato ricoverato per una massa addominale palpabile. La TAC aveva evidenziato una massa di circa 11cm di diametro a contenuto probabilmente liquido - semiliquido; il paziente aveva l'emoglobina che era scesa a 7 ed era stato precedentemente trasfuso. Mi lavo con lo specializzando, prepariamo insieme il campo operatorio, poi arriva il prof. E' il momento che amo di più: laparotomia esplorativa significa un taglio da poco sotto lo sterno fino a qualche cm sotto l'ombelico. Bisturi a lama, poi bisturi elettrico, cute, sottocute, fascia muscolare, poi l'ultima barriera che protegge il nostro addome: il peritoneo. Una leggera incisione col bisturi, un pò di sangue, lo specializzando che esclama: "Ha un emoperitoneo!". Neanche il tempo di staccare il bisturi dall'addome che tutto il campo operatorio viene sommerso: la massa era una membrana contenente sangue. Fuoriesce di continuo, cola giù dal letto operatorio fino a sporcare i nostri zoccoli. Una scena che non scorderò mai: più di un litro di sangue in addome.. Pazzesco. Usato l'aspiratore, il prof. va a cercare la causa dell'emoperitoneo. Carcinoma ileale di grosse dimensioni. CANCRO. Morte molto probabile. Resezione ileale, anastomosi latero-laterale, accurata emostasi.


Mentre il prof. si accinge a richiudere l'addome, mi accorgo che in sala c'è la radio accesa. Passa una canzone che conosco bene, una canzone che qualche ora prima aveva un significato diverso: piccola stella senza cielo.

domenica 16 ottobre 2005

1 - ISTOLOGIA ED EMBRIOLOGIA (1° parte)

Alle elementari, su una classe di 16 alunni, in matematica spiccavano due bambini: un moro e un biondo. Essi facevano a gara a chi finiva prima le operazioni in colonna assegnate dalla maestra in classe. Erano senza dubbio i più veloci tra quei 16, e in quegli anni nacque una splendida amicizia tra loro. Tutti e due sognavano di diventare un giorno dottori, e si promisero di fare l'università assieme una volta diventati grandi.


Il moro ero io, il biondo era Nick. Nick, un amico su cui so di potere sempre contare. Sono 18 anni che ci conosciamo, abbiamo affrontato elementari e superiori nella stessa classe, ben 10 anni insieme. Ma non solo: quella promessa di tanti anni fa venne mantenuta. Ci conosciamo così bene che basta uno sguardo, una mezza parola, un segno per intenderci appieno. Siamo diversi ma anche uguali. Con lui ho l'amicizia a cui tengo più in assoluto. A scuola è sempre stato più bravo di me e lo è anche ora all'università, ma quella volta, al test d'ingresso, lo superai. Mi vennero in mente tutte le volte che, chino su quei fogli a quadretti 5mm a fare decine di operazioni in colonna, sentivo di fianco a me una voce ancora infantile, una voce simile a quella di Paperino per via dell'apparecchio per i denti, una voce che esultava. Aveva finito ancora una volta prima di me quelle maledette operazioni.


L'impatto con l'università fu devastante, tanto che alla fine del primo anno, quel maledetto 30 settembre 2002, caddi inevitabilmente in una depressione assoluta. Fu il cambiamento a sconvolgermi: mio padre che mi svegliava alle 7 del mattino, io che rimanevo a letto fino alle 7.30, poi infilati i primi vestiti che trovi nel marasma della tua camera, corri giù a mangiare un boccone e beviti un bella tazzona di latte con Nesquik, prendi il motorello, brucia tutti i semafori e fatti i 3 km che ti separano dalla scuola in meno di 5 minuti, copia la versione che c'era per oggi ma tu non hai fatto perchè ieri hai cazzeggiato tutto il giorno, cagati addosso quando la prof. di fisica prende il registro fatidico e il suo dito unto e scheletrico passa di fianco al tuo cognome, fai il vegetale mentre interroga le altre persone (io ero un faggio, un mio amico una quercia), prendi il caffettino al cambio d'ora, continua a vegetare alla seconda ora, poi intervallo, fumati una paglia in cortile e fai due ghigne con gli amici, torna in classe, vegeta fino alla quinta ora, poi giassai, sguardo con Mastro e cioccolata alla macchinetta per reggere l'ultima ora di filosofia senza stramazzare sulla sedia mentre la prof. tenta di spiegare la critica della ragion pura di Kant. Torna a casa, mangia, simpson in tv, fai i compiti scritti e studia se hai un'interrogazione domani, esci, fatti una partita a magic, torna a casa, mangia, filmettino o telefilm del momento su italia 1 e poi vai a letto. Tutto questo non c'era più.


Alzati all'ora che vuoi, vai a lezione se ne hai voglia, cazzeggia il più possibile quando non hai esami, spaccati con i tuoi amici finchè le tue finanze te lo permettono, non avere regole. Non avevo capito cos'era medicina, non avrei retto se avessi continuato così.


A medicina le sessioni d'esame sono: gennaio-febbraio, giugno-luglio, settembre. Questi 5 mesi non vivi, gli altri 7 (a parte agosto) sono a tua discrezione, dipende da quanto vuoi essere un bravo studente. Io non ero un bravo studente all'epoca, e pagai a duro prezzo questa mia negligenza.


Cominciai a studiare tardissimo e male, il 4 gennaio 2002, per l'esame del 14 gennaio. Lo studiai con Nick. Lui promosso con 24 e io bocciato. Mi chiese il tessuto osseo e io feci quasi scena muta. Da allora cominciò il calvario esauritosi solo il 2 ottobre 2003, quando riuscii a uscire dall'abisso nel quale lentamente ero scivolato. Avevo cominciato nel peggiore dei modi l'avventura verso il fatidico pezzo di carta.


[continua]

sabato 15 ottobre 2005

IL TEST

Alle superiori non sono mai stato una cima. Ogni anno avevo sempre qualche debito formativo, ma siccome mi piace la varietà ogni anno li beccavo in materie diverse, anche se matematica rimaneva la mia creditrice principale. Un'altra brutta bestia era filosofia, nella quale in 3 anni non ho mai preso una sufficienza. Dopo lo 0 1/2 (zero e mezzo) preso in una versione di latino da un mio compagno di classe (aveva tradotto: "il comandante ordinò ai soldati di fare fuoco e che si attaccassero allo stendardo".. ma vi immaginate nell'antica Roma i soldati con un fucile in mano che si attaccano uno a uno allo stendardo???), il voto più basso di tutta la classe nell'arco dei 5 anni l'ho preso io: 1 in filosofia. Era una simulazione di terza prova, e io scrissi solo 3 righe di cazzate cosmiche sulla rivoluzione scientifica. Durante la correzione del compito, la prof. mi fece andare alla lavagna, mi schernì davanti a tutta la classe, poi mi fece correggere il compito (anche se era ovvio che non ne sarei stato capace) trattandomi letteralmente come un bambino dell'asilo, con la vocina in falsetto inclusa. Fu uno dei momenti più vergognosi della mia vita, e mai lo scorderò. Mi servì per rimboccarmi le maniche, non chiaramente in filosofia in cui ero un caso senza speranza, ma nella vita.


Fui ammesso all'esame con la quinta media più bassa di tutta la mia scuola, che contava all'epoca 9 sezioni. Ci voleva un miracolo per passare l'esame. Pochi credevano in me.


Prima prova: 13; seconda prova: 7; terza prova: 11 (con un parziale di 14/15 in storia dell'arte in cui, in 4 anni di liceo, avevo preso una sola sufficienza), orale: 24. TOTALE: 64. Promosso. Ce l'avevo fatta. Ero uscito indenne dal liceo scientifico, senza mai una bocciatura ma solo con qualche acciacco all'autostima ormai malandata per altri motivi extrascolastici. La prof. di filosofia mi fece i complimenti per il brillante esame, erano sinceri e quella fu la rivincita più bella per tanti anni passati ad arrampicarsi sugli specchi per prendere una misera sufficienza in storia e filosofia.


Il 5 settembre 2001 avevo il test d'ingresso a medicina. Studiai solo 15 giorni, ma sentivo che ce l'avrei fatta, nulla più mi poteva fermare. Invece la mattina del 5 settembre, dopo aver fatto il test, mi ero già rassegnato a fare un anno di biologia per poter entrare l'anno dopo. Pensavo di aver fatto un test disastroso e mai e poi mai sarei entrato nei primi 112 che avevano diritto ad entrare nel corso di laurea tanto ambito.


10 giorni dopo, mentre lavoravo come portapizze a domicilio, sento squillare il cellulare. Era una sabato sera. Davanti al portone al piano terra di quel grosso condominio, con la luce soffusa del tramonto, un mio amico che aveva fatto il test con me mi diede la notizia. Rimasi di stucco. Non stavo in me. Corsi al 5° piano di quell'edificio a consegnare la pizza. Avevo gli occhi lucidi, ma i clienti non se ne accorsero. Corsi giù come un pazzo, accesi il motorino e partii. Mente il vento mi accarezzava la faccia e lo scooter prendeva sempre più velocità, dentro di me provai emozioni rare. 41° su 340. Ce l'avevo fatta un'altra volta.

venerdì 14 ottobre 2005

LE ORIGINI (2)

Durante la scuola media, il mio obiettivo a lungo termine era medicina. Non esisteva nient'altro per me. Tanti miei coetanei sognavano di sfondare nel mondo dello spettacolo, della musica, dello sport, diventare personaggi famosi; la mia unica ambizione era diventare medico, semplicemente medico. Il sogno di una vita.


L'adolescenza fu un periodo molto sofferto ma, come spesso accade, mi ha regalato intense emozioni. Mi svegliai abbastanza tardi dal torpore infantile (a 15 anni) ma quel brusco cambiamento di vita fu come rinascere. Devo tutto questo soprattutto al mio amico Genio, compagno di banco al liceo; se non fosse stato per lui, probabilmente avrei continuato a dormire a lungo. In quel periodo entrai in conflitto con i miei genitori, come accade a tutti gli adolescenti, e siccome ho sempre pensato che mio padre desiderasse più di ogni altra cosa al mondo un erede che seguisse le sue orme, chiaramente dichiarai a gran voce che non avrei fatto medicina. In quel periodo mi piaceva molto il mondo dell'informatica, allora ero molto indirizzato verso quel campo. Trovavo affascinante l'idea di imparare a programmare, inoltre ero attratto anche dal campo della farmaceutica. Medicina era stata messa in secondo piano, ma nel maggio del 2000 successe un evento che mi sconvolse.


DAL MIO DIARIO PERSONALE, 17 MAGGIO 2000 ore 17:02: "Alle 19:25 di martedì 16 maggio 2000, ci fu un bruttissimo incidente: una bambina fu investita in pieno da una macchina che andava ad alta velocità. Sentii distintamente l'accennata frenata della macchina, il botto, assolutamente forte, le urla di disperazione di una donna, il "cosa ho fatto" di un uomo in preda alla disperazione. Subito pensai: ha beccato uno scooter, tanto il rumore era stato forte: povero ragazzo. Corsi, corsi, quasi d'istinto, per quei 50 metri che mi separavano dal luogo delle urla. Correvo leggero, non sentivo stanchezza, chi era che aveva fatto un incidente? Arrivai, capii, ebbi una scarica di adrenalina che mi fece tremare. Ce l'aveva in braccio, quell'uomo, in braccio. Io e i miei amici la facemmo stendere a terra da quell'uomo, lei non rispondeva, non respirava, il cuore non le batteva. Pensai: è morta. 30 secondi interminabili prima della rinascita. Guaisce, si lamenta, piange; un pianto più bello e più pietoso non l'avevo mai sentito. Le tenni il collo, la feci star ferma, la guardai povera bambina, si era rovinata la faccia, i denti rotti, l'orecchio destro distrutto. Madonna santa. Un orrore. Le urla strazianti della madre che inveiva contro il folle guidatore. Questo era in un primo momento incazzato, poi si liberava in un pianto di sfogo interiore, di rimorsi, dubbi, promesse e speranze. L'arrivo dell'ambulanza, il trasporto in ospedale, la rissa del guidatore con i passanti, l'arrivo dei gufi, lo sguardo allibito dei miei amici più colpiti. La mia analisi interiore, cos'è successo, ero cosciente, perchè ho avuto poca paura rispetto agli altri, ho fatto abbastanza per lei, per la madre, per l'investitore, per il mondo? E se fosse morta? Sarei morto anch'io."


Quel giorno mi sono sentito incapace, ignorante, ma presi una scelta non da poco. Non sarei stato mai più nella condizione di non sapere cosa fare in quella situazione. Non potevo sopportarlo. Da quel giorno scelsi definitivamente la mia strada.


martedì 11 ottobre 2005

LE ORIGINI (1)

Come mi è balenato di intraprendere un viaggio così lungo? Non so darmi la risposta neanch'io. So solo che l'ospedale mi ha sempre trasmesso un fascino particolare. Le persone normali odiano l'ospedale, non vorrebbero mai averci nulla a che fare; io invece, ogni volta che ci mettevo piede per una visita a un parente ricoverato, oppure per una visita di controllo o seguendo mio padre per lavoro, dentro di me mi sentivo a casa. Ancora oggi, tra quelle quattro mura di color verde pallido, mi sento più sicuro addirittura di quando sono a casa mia.


Mio padre era un medico ginecologo ospedaliero, mi fece nascere lui stesso. Da piccolo lo seguivo come un'ombra, era il mio mito e tante volte, per farmi contento, mi portava in ospedale con lui. Di quel periodo ricordo come se fosse ieri quando passavamo di fianco all'ambulanza parcheggiata nel garage dell'ospedale, e tutte le volte chiedevo al mio mito di farmela vedere da dentro, come se fosse una sorta di museo. Avevo sì e no 4 anni, ma salire su quell'ambulanza era un'emozione così forte che ancora oggi ripensandoci vengo scosso da un brivido che mi percorre tutta la colonna fino a disperdersi nella pelvi.


Durante l'infanzia mi capitava parecchie volte di giocare con i campioni farmaceutici che mio padre portava regolarmente a casa; i foglietti illustrativi dicevano "tenere fuori dalla portata dei bambini" ma ne ero così attratto che avevo quasi sostituito i giochi tradizionali con quelli "atipici". Così mi trovai a fare le torri non con i classici lego ma con i medicinali impilati uno sopra l'altro.


L'elemento da cui si poteva dedurre che ero un predestinato alla medicina era il tipo di premio che avrei voluto ricevere ogni volta che avessi fatto il "bravo bambino": vedere le fotografie dei 4 grandi volumi di patologia medica nella libreria del mio salotto. Ancora oggi mi ricordo di quanto fosse bello vedere la foto del bambino col morbillo che stava da merda.


Quando diventai più grande osservavo con stupore quei tre grandi scaffali della libreria con queli volumi mastodontici di nozioni mediche: anatomia, fisiologia, ginecologia, patologia chirugica.. Dicevo tra me e me che un giorno anch'io avrei avuto un intero scaffale, anzi, due, tre, dieci interi scaffali completamente occupati da libri di quelle dimensioni. Un giorno anch'io sarei diventato qualcuno. Non ero venuto al mondo per vivere una vita piatta, ma volevo essere protagonista nel mio film. Io sarei diventato qualcuno, a costo di ammazzarmi di fatica.


12 anni più tardi potevo già ammirare il primo scaffale occupato dai miei libri di medicina.

lunedì 10 ottobre 2005

51 ESAMI PER UN PEZZO DI CARTA



In generale: 51 esami, 6 anni di pesante studio, sacrifici immani, caraffe di caffè, gastriti della madonna, poche ore di sonno, mensole a muro che si piegano per i libri troppo pesanti, esami da 700 pagine di appunti.


Quando si studia con altri: attacchi isterici con rottura di oggetti, nelle pause battaglie con i forchettoni di legno o match brasile classico - brasile classico a pro evolution con la PS2, muri di casa completamente coperti da schemi, urla, disperazione, gioia quando impari a memoria qualcosa di difficile, tristezza quando studi da tanti giorni e non vedi più la luce del sole, pacchetti di sigarette che si accumulano vuoti per terra, posaceneri stracolmi, pazzia quando devi trovare una frase che ti aiuti a ricordare il nome dei 20 aminoacidi: "GAVioli fece un LIMite Fuori Programma facendo CiSTi e la cosa era un TOT figa. AAAG! Era LAIdo a bestia!" GAV LIM FP CST TOT AA AG LAI. Glicina Alanina Valina Leucina Isoleucina Metionina Fenilalanina Prolina Cisteina Serina Treonina Tirosina Ossiprolina Triptofano Ac.aspartico Ac.glutammico Lisina Arginina Istidina. Voglio il copyright please. Ma la migliore è: "Un bifolco con l'Isotta mangia un fungo chetonico al cloro": Bifluconazolo, isoconazolo, miconazolo, ketoconazolo, clotrimazolo.


Quando studi da solo: uguale a quando si studia insieme, solo che si fuma il doppio e si comincia a diventare deliranti, con allucinazioni visive e sonore, fissazioni, paranoie, sdoppiamento della personalità, parli da solo.


In reparto di chirurgia: Camice lindo e abbottonatissimo, unghie tagliate corte, capelli pettinati. L'impressione di sentirsi ignorante anche dopo 4 anni passati a studiare, vestirsi di verde, l'emozione della prima volta in sala operatoria, il terrore della prima volta da assistente durante un intervento, lavarsi con il betadine o con la clorexidina, l'odore di carne bruciata dal bisturi elettrico, vedere durante le laparotomie esplorative gli organi che pulsano o l'intestino che si muove come un verme, vedere il paziente addormentato mentre gli stanno cavando via lo stomaco, prendere l'intestino con una mano per permettere al chirurgo di operare, "passare sotto", cambiarsi i guanti dopo un'emicolectomia, clampare le arterie che spruzzano sangue, l'intradermica finale, la sigaretta alle 23.00 dopo 15 ore in piedi e 4 interventi di seguito.


Questa è medicina.

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