sabato 4 febbraio 2006

8 - INGLESE III

Inutile parlare dell'esame di inglese, esame-farsa di cui non ricordo nulla. Dopo l'esame di anatomia I, nel mio IO si aprì una profonda voragine in cui caddi dentro inevitabilmente. Il periodo gennaio-aprile 2003 lo ricordo ancora oggi come il pezzo di puzzle più nero della mia vita. Passai un Capodanno degno del migliore film horror che abbiate mai visto: un drug-Capodanno. Io sono completamente contrario a qualsiasi droga che non siano le semplici canne occasionali tra amici, ma ci pensarono i miei amici a portare un arsenale chimico davvero imponente; per la serie: se ci beccavano gli sbirri con tutto quello che avevamo andavamo diretti in galera. Così fui costretto a vedere la scena apocalittica di persone sedute attorno a un tavolo, a lume di candela e in sottofondo DJ Ralf, che spippavano bamba e speed da un enorme specchio (poggiato sul tavolo) che qualcuno aveva staccato da un muro per imitare qualche attore di qualche film sulle droghe, la roba stesa su di esso a formare la parola "RALF", mentre intanto chilum di dimensioni gigantesche passavano da una persona all'altra; bottiglie di alcool ai bordi del tavolo, una cappa allucinante di fumo, cannoni che giravano e venivano rollati di continuo; appeso al muro completava questa scena un crocifisso che con la luce soffusa appariva enorme, dal quale il Cristo sembrava sussurrare citazioni dantesche: "Questi ormai sono persi. Non ti curar di loro, ma guarda e passa". Così fui costretto a guardare la donna dei miei sogni di cui ero fortemente innamorato, l'Alice, mentre smascellava avidamente dopo aver preso la prima pasticca della sua esistenza. Sorriso vuoto, quasi una smorfia, occhi semichiusi, testa reclinata all'indietro, discorsi campati per aria: quella non era l'Alice di cui ero follemente perso.


Passare l'esame di anatomia I non servì a niente, anzi aumentò la sfiducia in me stesso. Ero convinto di averlo passato non perchè lo meritavo, ma perchè avevo avuto un colpo di culo pazzesco; così la mia autostima toccò inevitabilmente un livello che a confronto l'oceanica fossa delle Marianne non è niente. Bisognerebbe, a questo punto, fare un excursus sulla mia intricata adolescenza, nella quale sono eradicati i motivi della mia bassa autostima. Fino a 11 anni ero un bambino così vivace che i miei vecchi facevano fatica a farmi star fermo, poi, a furia di botte (il più delle volte meritatissime, lo ammetto), riuscirono nel loro intento: fermare la mia irrequietezza. Così fino a 15 anni rimasi un bambino, forse per colpa della campana di vetro nella quale mi avevano rinchiuso i miei genitori per proteggermi da chissà quali pericoli esterni. Un giorno, però, mi svegliai. Scoprii l'adolescenza e un nuovo mondo a essa correlata. Fu ancora mio padre, purtroppo, a stroncarmi la libertà. Inventava regole assurde, imposizioni tiranniche, impedimenti innaturali. Mi ricordo a 16-17 anni, tra le tante regole, il limite di 3 uscite serali settimanali durante l'estate con coprifuoco alle 22:00, limite d'orario del sabato durante il periodo scolastico fissato alle 24 e mai più di un sabato ogni mese, a letto entro le 22:30, paga settimanale al minimo salariale (10.000 lire), niente mezzi motorizzati fino a 18 anni (poi a 17 anni, minacciando il suicidio con un cutter in mano, me lo comprarono), niente uscite settimanali prima delle ore 18:30 fino a un massimo di un'ora e tante, tante altre che ora non mi vengono in mente. Un inferno di regole che non ho mai digerito e che ancora adesso, quando mi incazzo con mio padre, rinfaccio senza remore. Facendo 2+2, appare chiaro come, vedendo i miei amici che avevano mooooolta più libertà di me, mi sia nato un enorme complesso d'inferiorità che, col senno di adesso, appare un pò ridicolo. Si sa come sono gli adolescenti: spietati con chi è diverso dal branco. Così mi facevano pesare che avevo il coprifuoco, che non avevo lo scooter come loro, che non avevo mai soldi: immaginatevi come mi potevo sentire. Sono sempre stato un ragazzo solare e sincero; avrei potuto anche raccontare balle e nascondere ai miei amici le assurde regole a cui dovevo attenermi, ma non ce la facevo. Le persone mi stimano perchè non mi vergogno a esteriorizzare i miei sentimenti e le mie paure, come sto facendo in questo post; così ero anche allora: perchè dovevo nascondere qualcosa ai miei amici? Con quelle regole anche le conoscenze femminili mi erano quasi precluse, quindi niente donne = niente prime esperienze. Si instaurò un circolo vizioso autoalimentantesi che mi portò alla falsa idea di essere un brutto ragazzo perchè non avevo mai avuto esperienze con ragazze fino ai 16 anni, così, desideroso di dare il mio primo bacio, mi imbarcai con una ragazza che ad equipararla a un bidone della spazzatura si svaluta il bidone della spazzatura. Successivamente, ci provai sempre e comunque con ragazze brutte che ovviamente ci stavano (i famosi "rutti di porco" come li chiamava la mia compagnia che non poteva far altro che prendermi in giro, e, le poche volte che non lo faceva, ci pensava la mia psiche a credere che mi sparlassero dietro), e più andavo con esse più la mia autostima diminuiva e più mi convincevo che ero brutto e più facevo fatica a impezzare le ragazze. Ancora adesso risento degli strascichi di quel problema, seppur in maniera minore, che mi limita fortemente nell'arte dell'"impezzamento" (per i non emiliani, l'attaccare bottone) che dovrebbe essere insito in ogni uomo per natura. Non che non abbia avuto anche ragazze carine, sia chiaro. Dove la mia autostima non mi faceva arrivare, ci pensava la mia testa: la cosa che, a differenza dei miei amici, valorizzavo di più. Quando parlavo con loro del mio futuro, gli raccontavo del mio sogno di diventare medico; ma loro erano pronti a screditarmi, a dire che lo studio non era importante nella vita, che negli anni in cui io sarei stato impegnato a studiare loro avrebbero già cominciato a lavorare e avrebbero accumulato più soldi di me, magari lavorando come bancari perchè i loro genitori avevano le conoscenze giuste. Erano due persone che facevano questi discorsi: una ora è in cura da uno psichiatra dopo che ha spaccato un asse di legno sulla schiena di suo zio e, da quel che so, dopo aver lavorato da varie parti tra le quali ditte di autotrasporti e commesso al Conad, ora è disoccupato; l'altro si è appena licenziato dal negozio di calzature Bata nella quale ha lavorato per 5 anni e attualmente è disoccupato, con un figlio in arrivo da una donna che, dalle notizie che mi sono giunte, sta per lasciare.


Torniamo a tempi più recenti. In quei tempi cercavo disperatamente un appiglio a cui aggrapparmi per non sprofondare ancora di più nell'autocommiserazione e nella depressione che stava cominciando a dare i primi segni di sè. Così, a furia di cercare una persona che mi salvasse, conobbi l'Agnese. Era una ragazza di CL (Comunione e Liberazione, un'associazione così cattolica da sembrare dall'esterno quasi una setta) che faceva la rappresentante degli studenti per il sindacato "Student Office"; grazie a questo suo impegno politico, questa ragazza del quinto anno di medicina era molto conosciuta nell'ambiente universitario. La conobbi, come succede tante volte nella vita, per una pura coincidenza; un giorno, mentre studiavo in biblioteca, incontrai un mio vecchio conmpagno di classe delle medie che mi invitò a una conferenza organizzata dai ragazzi di CL. Io, ancora ignaro del significato della sigla "CL", accettai, non senza diffidenza, di partecipare a quell'evento, durante il quale l'Agnese fece un intervento che mi colpì profondamente: parlò di valori e del senso della vita, di autostima e fiducia in se stessi, degli obiettivi che ci permettono di alzarci dal letto tutti i giorni essendo speranzosi per la nuova giornata che ci troviamo davanti. Così, a fine conferenza, mi complimentai personalmente con l'Agnese per le belle parole che aveva detto in quel tardo pomeriggio d'inverno. Lei rimase sorpresa dai miei complimenti, poi mi invitò a partecipare alle consuete riunioni settimanali che CL organizzava per i suoi adepti. In questo modo entrai in quella strana associazione nella quale tutti erano amici, tutti avevano quei valori che io tanto avevo cercato invano nella mia vecchia compagnia, tutti si impegnavano a livello sindacale per aiutare gli studenti in difficoltà. Non potevo immaginare che dieci mesi dopo mi avrebbero tradito nel momento in cui avrei avuto più bisogno di loro.

12 commenti:

  1. e dove studi? qui, nel vecchio e caro policlinico umberto I, son 35 gli esami...pensa tu...

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  2. a modena.. con le idoneità, i parziali molto voluminosi e i 36 esami ufficiali si arriva a 51.. tu dove studi?

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  3. Mi dispiace per la tua adolescenza...se c'è una cosa di cui non smetterò mai di ringraziare i miei è senz'altro quella di avermi lasciato libero di fare quello che volevo, lasciandomi scegliere, magari dandomi una mano a capire ciò che è sbagliato. Un sacco di volte ho sbagliato, però l'ho fatto da solo...

    Comunque, la tua storia con Agnese mi ricorda tanto un film che ho visto: "Ora o mai più"...guardatelo, potrebbe essere illuminante!

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  4. capisco la tua adolescenza frenata dalle mille regole del tuo papà,per me è stata la stessa cosa ma ti assicuro che in maniera molto piu pensante in quanto essendo Donna ci sono regole ancora piu rigide da parte di mia madre.

    mi son sentita inferiore tante di quelle volte che ho perso il conto e ha dirti la completa verità è tutt'ora così..

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  5. Allora il post è lungo indi te lo commento in più punti



    A)l'unica droga che tollero è la cocacola, a chiunque mi abbia offerto porcate ho sempre detto no, con garbo e senza tono "inquisitorio" che secondo me -non per fà la vecchia bigotta- ma non ne vale proprio la pena, teniamocelo così com'è il nostro cervello, non lo mandiamo a puttane.



    B) Il branco a mio avviso va visto dal di dentro e dal di fuori, solo quando ci stai dentro poi lo puoi criticare meglio da di fuori e allora secondo me tanto per scherzo, senza prendere la cosa sul serio, a volte può essere anche divertente integrarcisi



    C)Gli amici stanno là per mettertelo in culo nel moemnto in cui avresti più bisogno di loro, da quando mondo è mondo e allora la strategia è che mentre ti si inculano (che tanto prima o poi le inculate si prendono nela vita, sarebbe bello il contario ma il mondo ideale esiste nella favole della buonanotte, raramente nella real life) stai fermo: loro godono di meno e tu soffri di meno..che secondo me è prprio nà regola d'oro..:)



    ciaociao

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  6. Ciao, non volevo tu cancellassi il post sul curaro....ti ho semplicemebte dato un consiglio "spassionato" da VECCHIETTO....ti assicuro che un "non medico" che legga qualcosa del genere detto da un medico.....beh...si spaventa....nessun paziente vorrebbe che un medico pensasse anche lontanamente qualcosa del genere:P

    Anche il giuramento d'Ippocrate ci insegna che dobbiamo avere una certa tale condotta anche nella nostra vita privata.....ma prima siamo uomini....questo è inevitabile....

    Un saluto caro.

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  7. io non ho ben capito una cosa...

    che centra INGLESE III

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  8. dai....comunione e liberazione no!....ho sempr eodiato avere pregiudizi perchè credo mi limitino, così ho seguito per un po' anche movimenti marcatamente cattolici. Mi ritrovai una volta per esempio ad un ariunione di qualcosa (non ricordo bene) tipo l'associazione italiana giuristi cattolici...devo dire che non ho mai sentito cose così immonde e distorte come in quell'occasione. non potrò mai dimenticare il momento in cui un esimio giurista apostrofò il sistema hegeliano come "i pensierini di Hegel"....quella fu l'ultima volta che partecipai a riunioni di associazioni cattoliche...mi fanno paura...davvero mi fanno paura...se penso che da qualche parte in questo momento c'è gente che sta pensando quelle cose...brrr....che brividi!

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  9. Lafeu, l'ho cancellato proprio perchè mi hai fatto capire di aver commesso un errore, e ti ringrazio di ciò! Hai ragione al 100%, anche se sono ancora uno studente devo seguire una certa condotta rispettabile. Il medico deve essere medico anche senza camice, nella vita di tutti i giorni. Grazie per avermi fatto riflettere. :))

    Luna, inglese III non c'entra, però stavo raccontando un pezzo di vita di quel periodo di inglese III che aiuterà a che a capire i prossimi post.

    Neverend, l'ho già messo in download.

    Epi, mi è piaciuto soprattutto il punto C!

    Blackhole, se tu sentissi come va a finire la storia.. Da CL al suo opposto. Sto raccontando fatti di 3 anni fa, ne è passata di acqua sotto ai ponti..

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  10. Comprendo perfettamente la parte sull'adolescenza soffocante......

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  11. Ti ho nominato a continuare una catena. Vedi di farlo!

    Ahah ciao belu un bacione

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  12. l'umberto I è di roma!cmq la mia adolescenza senza regole, senza mai coprofuoco è stata simile alla tua! i miei se ne sono lavati le mani della mia educazione.fortuna che almeno come modelli erano buoni.e l'insicurezza poi è una brutta bestia!ma a volte basta un incontro per darti un pò di fiducia e per farci sentire magari anche "bellocci".io sono uscita in parte dalla mia insicurezza!

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