venerdì 18 maggio 2007

UN RAGAZZO

Premessa: questo è l'altro punto di vista, scritto dalla mia ragazza, del post del 18 dicembre 2006 http://51esami.splinder.com/post/10283063/UNA+RAGAZZA . Federica ha fatto per me qualcosa che mai nessuno aveva fatto, qualcosa che al solo pensiero mi scatena brividi lungo la schiena. Per il nostro primo anniversario di fidanzamento mi ha scritto un libro...


18052007


La foto non è scelta a caso, l'ha fatta lei con la fotocamera e quando me l'ha fatta vedere ne sono rimasto meravigliato. Vi riporto la terza parte, la descrizione "speculare" di ciò che successe quel giorno.


QUEL GIORNO INDIMENTICABILE A ROMA


Era ormai da qualche tempo che stava cambiando la stagione. Si erano gia visti i primi fiori sbocciare, l’aria era già più mite e il sole iniziava a regalare le prime vere belle giornate di primavera… gli uccellini cantavano, i cappotti invernali erano anche loro ormai passati. Era il primo giorno di maggio. Rimaneva solo un po’ la giovane mattina, con la sua umida temperatura, i suoi colori tenui e chiari, a segnare il ricordo del freddo inverno triste appena passato. Triste era anche il mio cuore allora, deluso e scottato da un amore malato. Ma quella mattina una strana sensazione positiva mi avvolgeva intorno, nascondendo alla perfezione il volto ferito da tanto dolore…le lacrime versate in tanti mesi precedenti mi avevamo reso molto forte e avevano risvegliato quella parte di me che si era addormentata sotto la potenza di un carattere troppo autoritario…ne ero uscita devastata. Sfibrata. Logorata. Ma tanto forte.

Non avevo la più pallida idea dell’avventura a cui stavo andando incontro, ma sapevo che mi avrebbe fatto bene. Me lo sentivo. Mi avrebbe fatto bene. Decisi: facciamo questa pazzia!


Mi trovai il 1° maggio alle 7.30 nel piazzale delle corriere di Modena con la Linda. Le uniche cose che sapevo era la destinazione: “Roma” e un nome: “Gabry”… non avevo mai sentito parlare in 22 anni del Concerto del 1° Maggio a Roma, non sapevo che era un concerto famosissimo, non sapevo che ogni anno un sacco di ragazzi vanno a questo benedetto concerto, non sapevo che anche a Modena organizzavano dei pullman di studenti per raggiungere Roma, né tanto meno sapevo che proprio quei ragazzi che ogni anno organizzano i pullman sono studenti e rappresentanti del mio corso di Laurea!! Ecco come ogni volta casco giù dal pero… (una delle mie caratteristiche fondamentali!!  D’altronde vivo a Fossoli, nel mio piccolo mondo incantato…)

La Romina era l’altra pazza compagna di avventura che avremmo dovuto raccogliere per strada al casello di Firenze…o almeno così mi aveva assicurato Gabry. Ero proprio curiosa di vedere sto Gabry, …non l’avevo mai visto ma con quell’accento toscano non avrei mai potuto sbagliarmi nel riconoscerlo, scampando una possibile figuraccia. Ci eravamo sentiti un sacco di volte la sera prima di partire, per sistemare al dettaglio l’incontro e il programma di quella mattina. E di parola, o quasi, fu…  Il pullman era gia nel piazzale, pronto. Alcuni ragazzi intorno stavano già aspettando. Da lontano vedo la Linda, corsi verso di lei e ci abbracciammo con gioia, tutte entusiaste per la nostra imminente partenza. Ci avvicinammo anche noi al pullman, ci guardammo attorno un po’ impacciate ma con le orecchie ben aperte, aspettando di carpire tra i ragazzi qualche parola con l’accento toscano. Passarono pochi minuti quando tre bei giovanotti si avvicinarono. Si presentarono: “Gabry”, “Matteo”, “Leonardo” ..piacere…. Li guardai con occhi incuriositi nella speranza di dare almeno a loro (gli occhi) la loro parte…

Mentalmente, durante lo scambio reciproco delle presentazioni, mi  balenò per la testa a mia insaputa qualche piccolo commento involontario: “ questo no"..  “questo nemmeno”.. “non ci siamo”…  mi ricordo che quell’attimo fu breve e di poca rilevanza. Dopo aver conosciuto i ragazzi, scambiammo altre 2 chiacchiere commentando tutto il traffico di telefonate che c'era stato nei giorni precedenti per organizzare il tutto, dopodiché Gabry ci disse che non sarebbe venuto, e che per qualsiasi problema potevamo rivolgerci a “Matteo”, la nostra guida. “No problem”, pensai, e così finalmente partimmo.


Ero molto agitata. Non mi sembrava vero. Avevo voglia di vedere la Romi per condividere anche con lei queste forti emozioni. Dopo un breve tratto di autostrada mi venne in mente di ricordare alla nostra “guida” di fermare tutta la “baracca” a Firenze per tirare su la Romi. Mi avvicinai verso l’autista e con gran voce carica parlai con Matteo (che forse poverino lo spaventai col tono di voce) sul da farsi. Notai, mentre stavo già parlando, che era tutto rannicchiato a braccia conserte, prima del mio arrivo, nei posti davanti e solo dopo mi sono accorta della trasformazione a cui i suoi occhi andarono incontro: da quasi assonnati a quasi sbarrati… il suo corpo ormai quasi sulla posizione dell’attenti… (Boh, chissà cosa è successo?? ho pensato tra me e me). Poi come da solita sbadata e superficialona del momento, tornai a sedermi e dimenticai tutto.

Arrivammo a Firenze e adesso eravamo davvero pronti per la destinazione.

Destinazione paradiso per un solo giorno: Roma.


Il viaggio di andata durò parecchio. Spesso mi sono messa al finestrino e guardando fuori riflettevo in generale sulla mia vita. Sul passato e sul futuro… pensieri che si fanno proprio quando hai tempo e quando nessuno ti rompe le scatole e la solitudine ti permette di entrare in questo stato di transizione psico-mentale... Però il mio trip non durò molto perché la nostra “guida spirituale” romana si attaccò al microfono del pullman e con una simpatica voce iniziò ad urlare proposte di film per allietare il viaggio. Inizialmente mi mostrai del tutto disinteressata da tali proposte ma poi la mia attenzione fu catturata dalla battaglia che Matteo, “la guida”, riuscì a creare per la scelta del film. Il bus era schierato tra testa e coda, Madagascar contro Taxxi 3. Rimasi parecchio affascinata, non so neanche io il perché, dal modo in cui quel ragazzo pronunciava i nomi dei film al microfono, dal sorriso che aveva e dalla voce carica che utilizzava, speranzosa però di accontentare il suo pubblico. Sorpresa della mia reazione inaspettata, mi misi in mezzo anche io per incrementare il caos e magari osservare meglio i comportamenti che mi avevano colpito. Spudorata come sempre, iniziai ad osservarlo e mi impuntai su Madagascar; il caos aumentò. Notai che la nostra “guida” stava badando molto alle aspettative della testata del pullman (dove c’ero anche io) e mi accorsi che mi lanciava qualche occhiatina, o almeno così pensai (certo che urlavo come una gallina e forse chiunque mi avrebbe notato)…sbattei un po’ le ciglia, sorrisetto angelico, capo inclinato e scoccai la frecciatina con tanto di occhi dolci a cui nessuno può dire di no… A questo punto, il bel giovincello entrò davvero in panne, e il suo stato di indecisione fu stroncato proprio dalla mia tecnica invincibile! Vinse Madagascar… Mi aveva dato (indirettamente) ascolto e subito pensai: “Almeno è un gentiluomo quel bel giovincello…bravo bravo!!”

Terminata la “battaglia”, in pullman si respirava una quiete rilassante. Il simpatico cartone aveva già dato inizio alle sue prime immagini e quasi tutti i ragazzi rivolsero la loro attenzione a “Madagascar”. Persa tra me e me, iniziai a navigare con la testa, la mia mente si smarrì nuovamente tra le nuvole, allietata dal ronzio sordo del bus in movimento mentre i miei occhi dilatati erano catturati dalle immagini colorate in movimento della televisione. Una leggera sensazione di benessere e piacere mi riempiva dentro. Ero tranquilla e stavo davvero bene ma proprio in quell’istante accadde una cosa molto, molto particolare. Ad un tratto mi cadde per caso lo sguardo, ormai fisso alla televisione, sul ragazzo seduto di fronte a me, un posto più avanti. Forse attratta involontariamente dai suoi movimenti, mi capitò, incuriosita, di esaminarlo attentamente mentre si sfilava il maglioncino. Quel semplice gesto insignificante  non si mostrò affatto un gesto normale ai miei occhi: il modo in cui quel piccolo ragazzo si tolse il maglioncino mi rimase così impresso che mi fece scattare qualcosa di inspiegabile dentro. Fu un movimento così dolce e fanciullesco, così innocente, ingenuo, con quella timida manina che teneva stretto la t-shirt intima in maniera così cucciola… mentre si impegnava a tenere al dritto la felpa sfilata, si scoprì un piccolo corpicino, prima nascosto sotto gli abiti larghi da fattone, con delle braccia esili esili, ricoperte da una montagna di peletti neri che sembrava un meraviglioso peluche tutto da coccolare, di una dolcezza unica! Avevo appena assistito ad una scena che mi fece completamente riprendere dallo stato di “trance” in cui ero caduta durante il film ed esplose in me un’intensa sensazione di tenerezza spietata nei suoi riguardi.. era la prima volta che mi capitava una simile reazione mentale in conseguenza ad una scena banale e da tutti i giorni. Quel povero ragazzo era Matteo, già, la nostra “guida”, che fino ad un attimo prima avevo guardato con occhi completamente diversi e disinteressati. Ora non si chiamava più “la guida”… il suo nome era “Matteo”. E davvero non me lo aspettavo. Rimasi perplessa ancora per qualche minuto e poi il mio viaggio proseguì, senza dimenticare però ciò che era appena accaduto.


Alle 11.30 arrivammo a Roma. Prima di scendere Matteo ci diede le ultime informazioni utili per la giornata, gli orari e il luogo di ritrovo. Ne approfittò, da buon furbetto, per dare il suo numero di telefono a tutti, nel caso in cui qualcuno si fosse perso o avesse avuto bisogno di informazioni aggiuntive. Mi ricordo che io non me lo segnai. Pensai di non averne bisogno e probabilmente fui l’unica a pensarlo. Sarebbe stato troppo scontato e banale ottenete il suo numero così…


La giornata trascorse molto in fretta e la ritirata era prevista per la mezza al pullman. Puntualissima con le altre all’appuntamento, in poco tempo arrivarono tutti e poi eccoci di nuovo in viaggio più spompi che mai!  Ricordo però che il viaggio di ritorno fu davvero insolito e sicuramente è stato il viaggio più piacevole che io abbia mai fatto, reso così speciale da una persona alquanto singolare. Era Matteo. Capitò  per caso una sosta in autogrill; semplice, breve ma estremamente fondamentale per tutto ciò che accadde di seguito. Fu la prima volta che parlai davvero con lui qualche istante prima della partenza, nella cosiddetta “pausapaglia”. 5 minuti, solo 5 minuti. Una conversazione assai affascinante, capace di risvegliare in me un devoto desiderio di conoscere più a fondo quel tipetto tutto pelle e ossa.  Forse il primo passo si era già compiuto: con una banale e insgamabile scusa, il mio numero di cellulare si era guadagnato un bel posticino nella rubrica del bel rappresentante degli studenti… e io ero diventata in quattro e quattr’otto l’ipotetico potenziale referente dei “grossi” ed “eventuali” problemi di infermieristica… Sicuramente apprezzabile come mossa di attacco da parte di un cacciatore, e decisamente inaspettata da parte mia, continuai l’approccio in maniera del tutto spontanea; Matteo mi metteva a mio completo agio e poveraccio, ormai, con me, era entrato nel tunnel del non ritorno. Una volta risaliti sul pullman, Iniziammo un discorso, che era dentro ad un altro discorso, che era dentro ad un altro discorso ancora, che era dentro ad un altro discorso, che era dentro ad un altro discorso ancora e ci perdemmo completamente parlando di università, di paesi, di città, di croce rossa, di hobby, di interessi, di piccioni, e di mangiare, di tutto e di più… il pullman era completamente silenzioso, tutti dormivano e io imperterrita continuavo a chiacchierare con quella dolce anima, in pena per il mio tono di voce. Mentre parlavo, lo guardavo negli occhi e notai quanto fosse espressivo il suo sguardo; il suo visetto minutino comunicava con quegli occhi, due gran bei occhioni ciccioni, che non richiamavano altro che tanta voglia di coccolarli. Ogni tanto qualche “Shhhhhhhhh” mi interrompeva, ma lo sguardo affascinato di Matteo mi sfilava le parole di bocca, e i discorsi venivano da soli, uno tirava l’altro… non era colpa mia! Era notte fonda ma il sonno neanche mi sfiorava. Stare seduta di fianco a lui, dividere una misera poltrona dell’autobus, stando a stretto contatto, coscia contro coscia, guardando soddisfatta da lontano il mio posto bello libero, parlare vicini vicini, quasi si toccavano le fronti, intraprendere abbozzi di disegni sulla tabella di marcia, e parlare, parlare e poi ridere, e provare la magia che il suo corpo trasmetteva attraverso le mie mani che non tenevo mai ferme… e fu tutto un dire… fino quasi all’alba. Arrivammo a Modena  che il tempo mi sembrò traditore dal gran che volò via. A malincuore non mi sentii di accettare il gentil passaggio che Matteo mi offrì fino a Fossoli per evitarmi il treno, però i tre bacini della buonanotte li colsi al volo. E così lo salutai. Pensai: “Chissà, gli avrò fatto una bella impressione?? Mah…vedremo..”, poi un sospiro mi riempì i polmoni e il suo ricordo mi accompagnò per tutto il tempo, finché non arrivai a casa, tanto che non mi accorsi nemmeno di essere ormai da sola!


Due giorni dopo rividi quegli occhioni in aula all’università; Matteo era venuto con Gabry a “predicare” a noi studenti di infermieristica sull’importanza del nostro voto alle elezioni universitarie, che si sarebbero tenute il giorno successivo. La predica in generale risultò poco efficace, soprattutto perchè la frecciatina era indirizzata al mio cuore, e non all’interesse dei miei compagni. E devo dire che su di me la  mira di Matteo fu davvero perfetta, con tanto di conferma il giorno successivo. Mi presentai infatti alle elezioni al nuovo centro didattico del policlinico con la Romina e l’Eleonora, tanto per avere qualche voto in più. Il cuore mi batteva. Ero agitatissima, eccessivamente troppo per la situazione. Mezzo sorrisino e viso rilassato. I miei occhi però si guardavano intorno inquieti, associati ad una espressione del viso che proprio non rispecchiava il mio stato d’animo. E bastò infatti qualche frazione di secondo per tradire l’apparenza e trasformarmi in una povera anima infuocata alla sola visione del mio adorato fanciullo. Improvvisamente il mio sistema simpatico (o parasimpatico???) andò a farsi friggere e persi il completo controllo di me stessa… arrossii così tanto che la vergogna mi sotterrò viva. Il tremendo rossore mi devastò il volto per parecchi interminabili minuti, davanti agli occhi divertiti ed increduli di Romina e Matteo. Non so il perché, ma fu la prima volta che ebbi una reazione così del tutto inaspettata e completamente incongruente per ciò che provavo allora.. o forse allora il mio cuore lo aveva riconosciuto già, e il mio cervello era rimasto ancora sul pianeta della razionalità... Boh!! Comunque a distanza di ben un anno posso dire che il mio cuore continua ancora a battere così ogni volta che quegli occhioni incrociano i miei e posso dire che nel giro di un anno il mio cervello ha abbandonato alla svelta il pianeta della razionalità per rifugiarsi nel fantastico mondo paradisiaco di Afrodite. Bastò davvero poco per affezionarmi a quella piccola creatura innocente che ora rappresenta la chiave della mia vita di tutti i giorni, l’essenza più profonda di ogni mio respiro, il piccolo rifugio caldo del mio cuore innamorato.


A distanza di un anno da quel magico giorno a Roma ripenso a tutto ciò che abbiamo vissuto insieme successivamente, a tutto quello che abbiamo condiviso, felicità ed angosce, a tutto quello che ci ha legato in una bellissima storia, per tutto questo tempo e che continua a legarci tutt’ora;  mi fermo allora a riflettere sul mio dolce amore, su come la mia strada per caso si sia incrociata alla sua e come, da un giorno all’altro, ci siamo ritrovati di fianco nel cammino della vita.  Non mi sarei mai immaginata come, in un solo giorno, Roma ti possa cambiare completamente la vita…

E pensare che tutta questa storia che ha preso forma e colore nel tempo, ha origini frastagliate, dettate da avvenimenti casuali, legate ad incontri fortuiti e decisioni inaspettate prese su due piedi.

Paradossalmente, si potrebbe dire che la nostra favola è paragonabile ad una partita a scacchi: è stato tutto così perfetto e preciso che il trasporto urbano di Firenze, gli amici tirapacchi e il gruppo di C.L. hanno rappresentato la torre, l’alfiere, e la regina di un perfetto scacco matto!

In gioco: le nostre vite. La vittoria: il nostro amore in un cocktail di destino e fatalità.

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