martedì 11 ottobre 2005

LE ORIGINI (1)

Come mi è balenato di intraprendere un viaggio così lungo? Non so darmi la risposta neanch'io. So solo che l'ospedale mi ha sempre trasmesso un fascino particolare. Le persone normali odiano l'ospedale, non vorrebbero mai averci nulla a che fare; io invece, ogni volta che ci mettevo piede per una visita a un parente ricoverato, oppure per una visita di controllo o seguendo mio padre per lavoro, dentro di me mi sentivo a casa. Ancora oggi, tra quelle quattro mura di color verde pallido, mi sento più sicuro addirittura di quando sono a casa mia.


Mio padre era un medico ginecologo ospedaliero, mi fece nascere lui stesso. Da piccolo lo seguivo come un'ombra, era il mio mito e tante volte, per farmi contento, mi portava in ospedale con lui. Di quel periodo ricordo come se fosse ieri quando passavamo di fianco all'ambulanza parcheggiata nel garage dell'ospedale, e tutte le volte chiedevo al mio mito di farmela vedere da dentro, come se fosse una sorta di museo. Avevo sì e no 4 anni, ma salire su quell'ambulanza era un'emozione così forte che ancora oggi ripensandoci vengo scosso da un brivido che mi percorre tutta la colonna fino a disperdersi nella pelvi.


Durante l'infanzia mi capitava parecchie volte di giocare con i campioni farmaceutici che mio padre portava regolarmente a casa; i foglietti illustrativi dicevano "tenere fuori dalla portata dei bambini" ma ne ero così attratto che avevo quasi sostituito i giochi tradizionali con quelli "atipici". Così mi trovai a fare le torri non con i classici lego ma con i medicinali impilati uno sopra l'altro.


L'elemento da cui si poteva dedurre che ero un predestinato alla medicina era il tipo di premio che avrei voluto ricevere ogni volta che avessi fatto il "bravo bambino": vedere le fotografie dei 4 grandi volumi di patologia medica nella libreria del mio salotto. Ancora oggi mi ricordo di quanto fosse bello vedere la foto del bambino col morbillo che stava da merda.


Quando diventai più grande osservavo con stupore quei tre grandi scaffali della libreria con queli volumi mastodontici di nozioni mediche: anatomia, fisiologia, ginecologia, patologia chirugica.. Dicevo tra me e me che un giorno anch'io avrei avuto un intero scaffale, anzi, due, tre, dieci interi scaffali completamente occupati da libri di quelle dimensioni. Un giorno anch'io sarei diventato qualcuno. Non ero venuto al mondo per vivere una vita piatta, ma volevo essere protagonista nel mio film. Io sarei diventato qualcuno, a costo di ammazzarmi di fatica.


12 anni più tardi potevo già ammirare il primo scaffale occupato dai miei libri di medicina.

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