giovedì 8 dicembre 2005

NASCITA DI UNA PASSIONE

La chirurgia: è lei la protagonista incontrastata della medicina. Tutti la ammirano e tutti la temono. Sentirne pronunciare la parola manda il pensiero a scene dell'immaginario collettivo in cui regna austerità e mistero.


Quando cominciai medicina non sapevo che specializzazione prendere ma sapevo benissimo quali non prendere. Ho sempre pensato di non avere una buona manualità e così tutte le branche chirurgiche erano state scartate senza, in effetti, averle mai viste. Inizialmente mi sarebbe piaciuto fare l'anestesista (idea che mi portai dietro fino a un anno fa) per il mio interesse verso il campo farmaceutico e il campo dell'emergenza-urgenza.           Un giorno successe qualcosa che mi aprì gli occhi.


L'anno scorso ho frequentato il Pronto Soccorso dell'Ospedale Civile come allievo-studente. Nel PS della mia città c'è una netta distinzione tra casi medici e casi chirurgici, che seguono 2 strade diverse una volta smistati dall'accettazione che provvede a fare triage. Come tutor mi era stata assegnata una ragazza neolaureata che era di una bravura straordinaria per la sua età e per la sua poca esperienza: Erica era la dottoressa del PS medico. In quei giorni cominciai a imparare sempre più cose e a prendere dimestichezza con la semeiotica medica.


Ci fu un pomeriggio che sentii urlare un bambino dall'ambulatorio chirurgico; visto che era un momento di relativa calma, bussai alla porta e chiesi di poter entrare; il chirurgo di guardia con un gesto della mano mi invitò dentro. La scena che mi si presentò davanti non era delle più tranquille: c'era un bimbo di 5 anni con una ferita al cuoio capelluto di circa 3 cm che aveva la testa completamente insanguinata. Era la prima volta in vita mia che vedevo così tanto sangue: una parte di me era impressionata e mi ripeteva mille volte: "Vattene da qui più in fretta che puoi", ma nel mio io più profondo c'era un'altra parte che si svegliò. Quella parte di me la chiamo Io chirurgico. Tutto quel sangue, quelle urla, quella cruenza nel passare un ago in testa a un bambino.. Ero affascinato, fu un'emozione indescrivibile guardare quei movimenti così rapidi delle mani che fecero arrestare l'emorragia in 5 minuti. Mi venne in mente un episodio di qualche anno prima, quando giocando a calcio mi feci un taglio profondo sul ginocchio destro e dovetti andare in PS a mettermi i punti. Mentre il medico si accingeva a farmi l'anestesia, ricordo che l'infermiera mi consigliò di non guardare; le risposi che non avevo paura e che avrei guardato perchè ero curioso. Non so perchè ma l'infermiera fece una faccia strana, poi continuò nel sul lavoro. E quando il chirurgo con decisione affondava quell'ago curvo nella mia carne, ero inebetito da cotanta lestezza e da quei movimenti magici per fare i nodi che compiva con l'ausilio di uno strumento che solo anni più tardi scoprii chiamarsi portaaghi.


Dopo quel pomeriggio di PS il mio Io chirurgico tornò a dormire, per tornarsi a svegliare circa 2 settimane dopo, quando di guardia in PS chirurgico c'era una dottoressa francese di nome Mecherie. La notai per caso mentre andavo a fumarmi una paglia nel cortile dell'ospedale: era alta, mora, bellissima. Dimostrava sì e no 30 anni e mi venne un colpo quando invece seppi che di anni ne aveva dieci in più. Fumata la mia sigaretta, rientrai in PS e mi fermai davanti all'ambulatorio chirurgico, nel quale la bella dottoressa stava per dimettere un paziente. Lei mi notò quasi subito e mi invitò ad entrare con modo gentile. Uscito il paziente, cominciò un dialogo durato 5 minuti che non scorderò mai più.


"Ciao, tu chi sei?"


"Sono uno studente di medicina del 3°anno, mi chiamo Matteo"


"Io sono Mecherie, piacere. Beh Matteo, cosa vuoi fare da grande?"


"Mah, sinceramente sono ancora un pò indeciso, ma sarei orientato verso anestesia e rianimazione"


"Sarebbe un'ottima scelta. Trovi lavoro subito e guadagni un sacco di soldi"


"Però non sono convinto, devo capire se mi piace"


"Per quello c'è tempo, non preoccuparti"


"Lei per esempio, perchè..."


Lei mi interruppe: "No, non Lei, dammi del tu"


"Ah, sì, scusami... Per esempio, tu perchè hai deciso di fare chirurgia?"


"Mi piaceva. Sono sempre stata un pò sadica e mi piace operare. Tutti i chirurghi sono un pò sadici, non sei d'accordo? Per esempio, una cosa che può sembrarti strana è che a me piace sentire l'odore di carne bruciata dal bisturi elettrico. L'hai mai sentito quell'odore? A me fa impazzire. E così, tutte le volte che entro in sala operatoria, do soddisfazione a quel poco di sadismo che c'è in me".


Ero sconcertato. Ma che cazzo aveva detto? Erano le parole di una pazza, non c'era ombra di dubbio. Feci finta di nulla, continuai la conversazione, così la salutai e me ne andai.


20 giorni dopo mi ritrovai in macchina in viaggio per la Puglia. La mia famiglia, come ogni anno, si spostava al gran completo per passare le vacanze di Natale in compagnia dei parenti di mio padre. Mentre osservavo il cielo con strane nuvole colorate di un'inverosimile tinta, il mio lettore cd mi aiutava a ricordare musica dance anni '90. Fu in quei momenti che mi tornarono in mente le parole della dottoressa. Un dubbio crepò la corazza di diffidenza verso la chirurgia: e se avesse avuto ragione? E cominciai a fantasticare su una mia possibile carriera da chirurgo, mentre le nuvole scorrevano veloci davanti al mio sguardo e mentre gli auricolari continuavano a gracchiare dance di altri tempi. Così misi a fuoco la situazione, mi accorsi che in fondo il tirocinio di semeiotica chirurgica che avevo fatto qualche mese prima era stata una delle esperienze più belle che avessi mai fatto e che desideravo fortemente che quel prof. che me l'aveva spiegata mi insegnasse altre mille, diecimila, centomila cose sulla chirurgia. Il mio Io chirurgico si era finalmente svegliato da un lungo torpore nel quale non sarebbe mai più ricaduto.


Tre mesi dopo, quando entrai per la prima volta in sala operatoria, compresi a fondo le parole della dottoressa. Mentre assistevo alla colecistectomia laparotomica e il chirurgo affondava il bisturi elettrico nel sottocute sprigionando un fumo grigiastro, avevo voglia di correre dalla dottoressa a confidarle che quell'odore faceva impazzire anche me.

2 commenti:

  1. ciao sono chiarissima, volevo ringraziarti per essere passato a trovarmi sul mio blog....torna quando vuoi. A presto

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  2. Guarda che è vero. I chirurghi, e chi si diverte a tagliuzzare, sono fondamentalmente dei sadici. Hai presente l'effetto che fa il sangue sul lattice dei guanti? Trovami un'altra cosa più emozionante di guardare le tue mani insanguinate.

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