venerdì 18 novembre 2005

STORIA A DISTANZA

Ti avevo desiderata per tutta la settimana. Ti avevo pensata, sentita nelle vene, ascoltata da lontano, osservata nella mia immaginazione, sognata durante il buio e la luce. Troppe parole erano state spese senza neanche poterti sfiorare, anche se a volte, durante quelle maledette telefonate, potevo sentire l'umido del tuo fiatare sulla pelle come se tu fossi stata accanto a me.


Ore 23:50. Ero lì, nella deserta stazione di Bologna, ad aspettare te. Era da poco che stavamo insieme ma la passione era già grande. Di quella sera mi ricordo nitidamente - che strana cosa - solo il tuo arrivo. Della successiva passeggiata per il centro di Bologna ho solo uno sbiadito ricordo di me e te mano nella mano. Quei 6 minuti che mi separavano dal vederti sono stati il preludio della felicità, paragonabili alla manciata di secondi che precedono il piacere orgasmico. In quei 6 minuti ardevo di fuoco, i miei occhi parlavano solo di te e il mio pensiero viaggiava verso il treno che ti portava lì da me, per poterti dire che ero lì che ti aspettavo. In quei momenti c'eravamo solo io e i binari, non si vedeva anima viva se non qualche magrebino in lontananza che aspettava qualcuno o qualcosa. E quella voce metallica registrata, ma quella sera suadente, "BOLOGNA, STAZIONE DI BOLOGNA. E' IN ARRIVO AL BINARIO 7 IL TRENO INTERREGIONALE 2.534 DELLE ORE 23:56 PROVENIENTE DA ANCONA", sembrava che annunciasse un evento fantastico, meraviglioso: io e te insieme per quella notte. Mi ricordo che quando vidi da lontano il treno che sferragliava verso di me il mio cuore era in fibrillazione, e ricordo anche che quando si fermò come un pazzo ti cercai con lo sguardo e poi... ti vidi. Neanche il miglior regista di film d'amore potrebbe immaginare una scena simile. Ci corremmo incontro, tu lanciasti la valigia per aria e ci abbracciammo sciogliendoci in un bacio appassionato. Poi cominciai a girare su me stesso mentre ti tenevo abbracciata e ti facevo volare, come possono fare 2 adolescenti ai primi amori. E poi via lungo i binari della stazione, saltellando come 2 bambini, trotterellando e facendone di ogni pur di manifestarci affetto l'un l'altro. Ogni 10 secondi un bacio, una carezza, poi una corsa lungo il binario 1, e poi ti raggiungevo e ti baciavo, ti prendevo in braccio e ti portavo via, poi ti facevo scendere e tu riscappavi e urlavi di felicità e io ti venivo dietro e urlavo anch'io e ti dicevo quant'eri bella e tu mi fissavi negli occhi e mi baciavi.


In quei 5 minuti la stazione di Bologna era diventata nostra.

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